Amazon: i prodotti CRaP li spediscano i venditori

Amazon: i prodotti CRaP li spediscano i venditori

Amazon definisce CrAP (Can't Realize a Profit) quei prodotti troppo ingombranti o poco costosi sui quali non riesce a generare un margine di profitto.
Amazon: i prodotti CRaP li spediscano i venditori
Amazon definisce CrAP (Can't Realize a Profit) quei prodotti troppo ingombranti o poco costosi sui quali non riesce a generare un margine di profitto.

Cosa hanno in comune bibite, snack e detergenti per la casa? Sono tutti prodotti che si possono acquistare online sullo store di Amazon (spesso nella categoria Pantry) e sono tutti piuttosto ingombranti, talvolta eccessivamente pesanti in rapporto al loro prezzo. È per questo che il colosso dell’e-commerce li definisce CRaP o Can’t Realize a Profit, un acronimo coniato per descrivere gli articoli sui quali il gruppo non genera sufficienti profitti.

Amazon e i prodotti CRaP

Si tratta di prodotti generalmente venduti a meno di 15 dollari. Stando a quanto riportato sulle pagine del Wall Street Journal, il gruppo di Jeff Bezos ha intenzione di delegarne la gestione ai venditori di terze parti, occupandosi sempre meno direttamente del loro stoccaggio in magazzino e delle spedizioni. Inoltre, avrebbe già avviato discussioni e trattative con i produttori al fine di studiare soluzioni per il packaging nuove o ottimizzate, così che possano occupare meno spazio durante il trasporto.

Tra le aziende che proporranno la loro merce attraverso le pagine di Amazon, effettuando però direttamente le spedizioni dai loro depositi, c’è anche Coca-Cola, che (citiamo la fonte) sta per avviare la commercializzazione della sua Glacéau Smartwater, un’acqua minerale ottenuta attraverso la distillazione di vapore acqueo.

Considerando come negli Stati Uniti il gruppo detenga oggi il 50% circa di market share nel territorio delle vendite online e come quasi la metà delle ricerche per i prodotti parta ormai dalle sue pagine anziché da quelle di Google o Bing, non risulta difficile comprendere quanto Amazon sia nella posizione di poter dettare le regole agli altri protagonisti della filiera e-commerce.

In questo caso lo fa imponendo ai venditori di occuparsi di una pratica (la spedizione degli articoli CRaP) che l’azienda stessa ritiene non profittevole. Le terze parti, a loro volta, non hanno possibilità di scelta: o si accettano i nuovi termini o si rimane esclusi dal catalogo dello store con inevitabili ripercussioni sull’andamento del proprio business.

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Pubblicato il
17 dic 2018
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