Amazon e il riconoscimento facciale. Si torna oggi sulla questione a qualche mese di distanza dalle polemiche che hanno investito il software Rekognition sviluppato dal colosso di Seattle e commercializzato da AWS, capace di sollevare perplessità e malumori anche tra i dipendenti del gruppo. L’occasione è un intervento di Jeff Bezos a lato della conferenza che nei giorni scorsi ha visto la presentazione dei nuovi dispositivi Echo basati sull’intelligenza artificiale di Alexa.
Riconoscimento facciale: la proposta di Amazon
Il CEO ha reso noto che l’azienda sta lavorando a una proposta sul tema da inoltrare ai legislatori statunitensi per la definizione di una normativa che possa regolare il funzionamento della tecnologia. L’obiettivo dichiarato è quello di non porre freno all’innovazione, fissando al tempo stesso i paletti necessari per scongiurare il pericolo di abusi con tutto ciò che ne consegue in termini di privacy. Non sono stati svelati dettagli a proposito del contenuto.
Il nostro team impegnato sulle policy è al lavoro su una normativa legata al riconoscimento facciale. Ha senso che venga regolato.
Le parole di Bezos testimoniano quantomeno un’assunzione di responsabilità, mettendo nero su bianco la consapevolezza che la tecnologia, per la sua stessa natura, potrebbe mostrare il fianco a utilizzi non propriamente etici. È dunque necessario stabilire regole entro le quali operare, una prospettiva valutata anche nel vecchio continente dalla Commissione Europea.
È un perfetto esempio di qualcosa che può avere un impiego positivo e che per questo non si deve frenare. Però, al tempo stesso, ci sono potenziali rischi di abusi della tecnologia, dunque è necessario regolamentarla. È un classico caso di tecnologia a “doppio taglio”.
Sulla vicenda è intervenuta anche la American Civil Liberties Union, tra le organizzazioni più critiche nei confronti di Rekognition e delle sue modalità di impiego, soprattutto per quanto riguarda i sistemi di sorveglianza.
È un buon segno che Amazon finalmente stia riconoscendo i pericoli della “sorveglianza facciale”. Abbiamo però già visto cose simili accadere in passato. Una volta che le aziende realizzano come le persone chiedano maggiori tutele annunciano regole “deboli”, che concretamente non proteggono privacy e diritti. Diverse città del paese stanno votando per mettere al bando questi sistemi, mentre Amazon continua a spingere la tecnologia tra le comunità.