Non sono buone per nulla le prime reazioni dei professionisti dello spettacolo ad Amazon Studios , la nuova iniziativa del gigante del retail in Rete mirata alla realizzazione di sceneggiature crowdsourced . Pochi giorni fa era arrivato l’annuncio del nuovo servizio, che consente a chiunque di caricare le proprie sceneggiature (assieme ad eventuale materiale girato a scopo esemplificativo), per partecipare a contest mensili i cui vincitori potranno vedere le loro idee prodotte dalla Warner. Budget totale annuale da assegnare: 2,7 milioni di dollari.
Tutto rosa, non fosse per i diritti di sfruttamento e di modifica dei suddetti copioni previsti da Amazon nel contratto: che deve essere accettato da chiunque invii il proprio materiale.
Nei termini si legge:
“Amazon Studios invita filmmakers e sceneggiatori di tutto il mondo ad inviare sceneggiature per lungometraggi, queste saranno poi giudicate dai lettori di Amazon che potranno riscriverle e modificarle. Basandosi sulle reazioni (“vota e recensisci”) ai soggetti, alle sceneggiature e alle bozze di prova filmate, una giuria assegnerà dei premi ogni mese. (…) Sottoscrivendo si accetta di essere automaticamente ammessi in ogni futura competizione per la quale il vostro lavoro fosse candidabile. Le regole per le future competizioni saranno poi fornite su queste pagine quando saranno annunciate”.
E ancora nella sezione FAQ :
” Posso fare in modo che nessun altro modifichi il mio materiale?
No. Ma se qualcuno apporterà dei cambiamenti peggiorativi, la loro versione dello script non riceverà molta attenzione. E se qualcuno dovesse migliorare il vostro lavoro, avrete più probabilità di vincere un premio e vedere realizzato il vostro progetto. Alle volte altre persone possono inserire un punto di vista diverso o diverse competenze in grado di portare la storia in nuove direzioni o aggiungere nuovi elementi in grado di renderla più coinvolgente”.
È chiaro da questi due estratti, i più citati nelle furenti conversazioni intavolate in Rete al proposito, come Amazon intenda lasciare agli utenti la massima libertà su quelli che evidentemente intende considerare “spunti” iniziali. L’idea somiglia quindi più a Wikipedia che ad un contest per vedere realizzato un film a partire da un proprio lavoro, sembra cioè un’impresa collaborativa della Rete finalizzata a sfruttare l’intelligenza collettiva per la scrittura di nuove storie. I diritti però sarebbero sempre di Amazon.
Non a caso la compagnia rimarca molte volte, nel corso dei diversi passaggi utili all’invio del materiale, come l’utente debba essere sicuro di essere il detentore di ogni diritto sullo script. Questo perché solo se si è detentori di tutti i diritti li si può cedere correttamente accettando i suddetti termini del Development Agreement . Ma non si tratta di un tentativo di truffa, in più punti e con caratteri tutti maiuscoli Amazon segnala che l’accettazione del contratto comporta la cessione dei diritti.
Amazon prevede che per i primi 18 messi dall’invio la sceneggiatura sia totalmente blindata. L’utente non può farne altro, né cederla né riprendersela. Questo ovviamente a prescindere dalla vittoria o meno di uno dei molti contest. In termine tecnico si chiama concedere un’opzione sulla sceneggiatura e solitamente le opzioni si pagano, mentre in questo caso Amazon ha migliaia di sceneggiature opzionate (al momento ne hanno ricevute più di 1.100) almeno per 18 mesi, gratuitamente.
Quasi peggio potrebbe andare a chi dovesse vedere la sua sceneggiatura trionfare sulle altre e diventare un film. Il sistema di pagamento previsto da Amazon è infatti così ripartito:
- 0 (zero) dollari per i primi 18 mesi di sviluppo della sceneggiatura in film
- 10mila dollari per estendere l’opzione di altri 18 mesi
- 20mila dollari per l’acquisto della proprietà da parte di Amazon
- 400mila dollari di bonus in caso il film dovesse guadagnare più di 60 milioni di dollari al boxoffice
- 100mila dollari una tantum in caso di produzione di un sequel o uno spin-off
- 5mila dollari una tantum per episodio in caso ne fosse tratta una serie televisiva
“Davvero volete che persone a caso riscrivano la vostra sceneggiatura? (…) Ogni scrittore che gareggia in competizioni di questo tipo vuole una cosa: vedere il proprio film realizzato. Non ho mai incontrato nemmeno uno sceneggiatore che sperasse nella revisione di uno sconosciuto”: così scrive John August (sceneggiatore di “Big Fish” e “Charlie e la Fabbrica di Cioccolato”) sul suo blog . E continua: “Già Hollywood ha una tradizione di copioni rovinati per l’eccessiva aggiunta di sceneggiatori in corsa”.
A lui fa eco anche un altro sceneggiatore, Craig Mazin : “I termini di Amazon Studio sono peggiori di quelli degli studios hollywoodiani, è grottesco (…). La Warner potrebbe assumere uno sceneggiatore iscritto al sindacato per riscrivere lo script. A quel punto il materiale di Amazon diventerebbe fonte di ispirazione e gli spetterebbe nessuno dei diritti previsti dal sindacato, ma solo la dizione basato su una sceneggiatura di nei titoli”.
Gabriele Niola