Nella primavera del 2011, Amazon annunciava Cloud Drive , servizio musicale per il caricamento di brani da ascoltare in streaming su qualsiasi dispositivo connesso alla Rete. Le grandi major del disco avevano subito sollevato un vespaio di polemiche, accusando il retailer statunitense per mancati accordi di licensing su milioni di canzoni .
Inizialmente sulla difensiva – lo spazio a disposizione degli utenti risulterebbe alla pari di quello offerto da un comune hard drive – l’azienda di Jeff Bezos sembra averci ripensato. Annunciati infatti alcuni accordi di licensing con le quattro sorelle della musica (Sony, EMI, Warner, Universal) e oltre 150 tra distributori indipendenti, aggregatori e publisher .
Il servizio di storage ha dunque seguito le strategie intraprese tempo fa da Apple, che appunto aveva raggiunto accordi di licenza con le grandi major discografiche. E non si tratta dell’unica novità annunciata da Amazon sulla scia della piattaforma del cloud computing sviluppata nel quartier generale di Cupertino.
Al costo mensile di 25 dollari, gli utenti premium di Cloud Drive potranno usufruire di una feature di tipo scan and match, di fatto molto simile a quella già offerta da Apple con iTunes Match . Gli hard drive degli utenti di Amazon saranno analizzatii per il collegamento della musica trovata con i server della nuvola. Oltre 20 milioni di brani che potranno essere ascoltati in streaming su dispositivi Android o iPhone.
Nell’offerta di Cloud Drive, la possibilità di archiviare fino a 250mila canzoni, una quantità dieci volte superiore a quella di iTunes . E con la versione free si potranno caricare tutti i brani acquistati tramite Amazon e un totale di 250 canzoni comprate altrove. Senza la preoccupazione delle major discografiche, ora amiche della piattaforma sulle nuvole soniche.
Mauro Vecchio