AMD ha annunciato che il proprio progetto umanitario 50×15 , che si proponeva di mettere PC e connettività Internet alla portata del 50% o più della popolazione mondiale entro il 2015, dovrà fare a meno del suo computer low-cost. PIC (Personal Internet Communicator). Così era stato battezzato nel 2004 e avrebbe dovuto conquistare i mercati emergenti, forte di un prezzo di listino prossimo ai 250 dollari e di una dotazione sufficientemente completa per ogni esigenza base.
E invece, a distanza di poco più di due anni, un comunicato depositato presso la Securities and Exchange Commission statunitense ne ha decretato lo stop produttivo. “Le entrate generate dalle vendite di PIC non sono state sufficienti e quindi abbiamo deciso di interromperne la produzione”, si legge nel documento ufficiale.
PIC, certamente, non si è distinto come un mostro di potenza, ma grazie al processore AMD Geode x86, 128 MB di RAM, un hard disk da 10 GB, porta USB e modem sembrava avere qualche carta da giocare sul terreno dei low-cost. Tanto più che proprio nel dicembre del 2005 era riuscito a far breccia in Turchia e Brasile grazie a partner locali e ad un programma di noleggio. Ma a quanto pare non è bastato, e alcuni detrattori sostengono che alla debacle abbia contribuito anche l’arrembante Negroponte con il suo programma One Laptop Per Child ( OLPC ).
In verità, alcuni analisti sostengono che comunque AMD non ne uscirà sconfitta, dato che l’OLPC monta proprio i suoi processori Geode GX2-500. La vera sfida, invece, si accenderà a breve con la versione Intel del PC low-cost, dotata di sistema operativo Microsoft, e con quella cinese basata su Dragon chip .
Tre prodotti diversi per mercati emergenti, con prezzi che saranno compresi fra i probabili 125 dollari del modello cinese e i 250 dollari della versione Intel. Il tutto mentre non si placa la polemica tra alcuni esponenti open source e il team di OLPC, colpevole secondo il padre di OpenBSD di aver tradito la “causa” decidendo di utilizzare alcune tecnologie proprietarie.
Dario d’Elia