AMD Bulldozer, class action che colpisce al core

AMD Bulldozer, class action che colpisce al core

Sunnyvale deve affrontare una denuncia indirizzata alla storica architettura di processore, una tecnologia che secondo i promotori dell'azione legale viene venduta in un modo ma nella pratica si comporta molto diversamente
Sunnyvale deve affrontare una denuncia indirizzata alla storica architettura di processore, una tecnologia che secondo i promotori dell'azione legale viene venduta in un modo ma nella pratica si comporta molto diversamente

AMD è al centro di una nuova class action avviata in California, azione che prende di mira la storica microarchitettura di processore x86 Bulldozer introdotta nel 2011. Per questi cinque anni, sostiene la denuncia, Sunnyvale ha commercializzato i chip basati su Bulldozer come contenenti 8 core, mentre in realtà i core di processore effettivi sarebbero 4.

Bulldozer – un’architettura x86 che dovrebbe essere finalmente pensionata con l’ arrivo di Zen – ha oggettivamente adottato un approccio molto diverso da quello di Intel: in un singolo package chiamato “modulo” sono integrate le funzionalità base di due diversi core di processore, e ogni modulo condivide la stessa logica estesa che include unità di calcolo a virgola mobile, cache di secondo livello, unità di esecuzione delle istruzioni e altro ancora.

Nel commercializzare i chip con microarchitettura Bulldozer, sostengono i promotori della class action, AMD pubblicizza la disponibilità di 8 core fisici quando in realtà i core accorpati nei moduli sopraindicati non possono funzionare in maniera indipendente l’uno dall’altro.

La questione è complessa, e chi ha denunciato Sunnyvale vorrebbe in sostanza che la corte definisse che cos’è un core di processore nel senso strettamente tecnico e commerciale del termine. E ovviamente non manca chi definisce le accuse rivolte contro lo storico underdog del mercato delle CPU x86 come prive di merito e tecnicamente fallaci .

AMD rischia parecchio visto che la denuncia parla di profitti maturati illecitamente su pubblicità ingannevole, frode, violazione della garanzia e altro ancora: la class action vorrebbe che la corporation pagasse per i danni subiti dagli utenti, le spese legali, gli interessi pre e post-sentenza e via elencando.

L’iniziativa non sembra in ogni caso riguardare quello che è storicamente il punto debole dell’offerta commerciale di AMD, vale a dire una potenza di calcolo sensibilmente inferiore con le applicazioni a singolo thread che hanno portato la corporation a squalificare i benchmark sintetici come un parametro insufficiente per giudicare le effettive qualità di un processore.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
9 nov 2015
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