Alla fine di giugno si è chiuso il trimestre finanziario per entrambi i produttori di chip per computer x86, un’occasione di confronto per un business che nell’ultimo periodo ha conosciuto non pochi scossoni soprattutto grazie al debutto dell’architettura (Ry)Zen di AMD. E Ryzen fa effettivamente brillare la trimestrale della corporation, anche se Intel non sembra avere molto di cui preoccuparsi per il prossimo futuro.
Per il secondo trimestre dell’anno finanziario 2017, AMD ha incamerato ricavi complessivi per 1,22 miliardi di dollari con un +19 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Alla voce ricavi c’è il rosso con -16 milioni di dollari a causa delle operazioni di ristrutturazione, mentre i ricavi operativi sono pari a 25 milioni con un risultato positivo che non si vedeva da tempo .
Sunnyvale si è detta particolarmente soddisfatta dell’accoglienza delle CPU Ryzen da parte del mercato, con la divisione “Computing and Graphics” che ha portato ricavi per 659 milioni di dollari e un +51 per cento anno-su-anno e le GPU che vanno a ruba grazie alla recente mania del mining per le criptomonete; scendono invece i ricavi del business dei chip custom ed enterprise, con 563 milioni di dollari e -5 per cento anno-su-anno.
Quel che conta davvero, almeno stando a sentire il management di AMD, è che le prospettive per il futuro tornano ad essere positive e l’operazione Ryzen sta cominciando a dare i suoi frutti. Intel ha dimostrato di temere il ritorno del suo concorrente storico con il debutto dei nuovi Core i9 , ma stando a quanto dicono i conti il “margine” di vantaggio a disposizione di Santa Clara è ancora piuttosto generoso. A voler essere eufemistici.
Per Intel il secondo trimestre del 2017 si è chiuso infatti con ricavi per 14,8 miliardi di dollari , un risultato che corrisponde a un incremento del +9 per cento anno-su-anno e che lascia spazio a introiti operativi per 3,8 miliardi di dollari (+190 per cento); anche i ricavi netti risultano molto più consistenti del 2016 con 2,8 miliardi (+111 per cento), fatto che si spiega con l’assorbimento dei costi di ristrutturazione che avevano impattato sui conti l’anno scorso.
Il grosso del business di Intel continua ad essere rappresentato dai processori x86 per computer , con la divisione “Client Computing Group” che ha incamerato ricavi per 8,2 miliardi di dollari e un +12 per cento anno-su-anno; la corporation ha conosciuto un incremento di vendite soprattutto per i laptop e gli altri sistemi portatili, dove gli affari sono cresciuti del +20 per cento rispetto al 2016. I desktop scendono invece del -3 per cento, mentre il gruppo Data Center passa dai 4 miliardi dell’anno precedente agli attuali 4,4 miliardi di dollari e il gruppo “Internet delle Cose” sale fino a 720 milioni (+26 per cento).
Il ritorno di AMD con l’architettura Ryzen costituisce un pericolo per i prossimi anni di Intel? Molto probabilmente no, visto che le due aziende viaggiano ancora su valori economici difficilmente confrontabili. Di certo il debutto un po’ raffazzonato delle nuove architetture multi-core Skylake-X e Kaby Lake-X dimostra che a Santa Clara c’è del nervosismo, ma se proprio i PC x86 dovessero sentire la pressione di Sunnyvale ci sono sempre gli investimenti nell’intelligenza artificiale e nelle altre applicazioni HPC ad assicurare crescita altrove.
Alfonso Maruccia