Nella ricostruzione offerta dagli inquirenti svedesi, il co-founder di The Pirate Bay Gottfrid Anakata Svartholm Warg è stato identificato come il principale artefice di tre distinte incursioni informatiche per il conseguente furto di denaro e dati personali . A pochi mesi dal suo arresto in Cambogia, l’ultimo uomo della Baia sarà presto giudicato a Stoccolma per attività criminose slegate dalla grande inquisizione del copyright.
Contro Anakata sono stati formulati tre capi d’accusa per ciascuna delle scorribande cibernetiche tra l’inizio del 2010 e l’agosto del 2012. Il primo , per frode, ha inchiodato Svartholm in seguito all’accesso non autorizzato – le credenziali erano state precedentemente rubate – al database commerciale privato Infotorg, con il conseguente rilascio di informazioni personali appartenenti a cittadini e aziende in terra svedese .
Per gli altri due capi d’accusa – tra cui un tentativo di frode aggravata – gli inquirenti hanno ricordato le gesta informatiche di Svartholm contro la società locale Logica, specializzata in soluzioni IT per la gestione dei flussi fiscali. All’inizio del 2012, un documento contenente i codici identificativi di oltre 9mila contribuenti svedesi era finito online . In quel caso, la polizia aveva messo le mani su due cracker, di cui uno appartenente al Piratbyrån (Pirate Bureau) legato alla Baia del torrentismo.
C’è infine l’attacco alle infrastrutture di Nordea, tra le principali banche del Nordeuropa, per un tentativo di trasferimento di denaro verso conti bancari gestiti da Anakata con altri tre soci. Sempre secondo gli inquirenti, Svartholm avrebbe provato a trasferire quasi 6 milioni di corone (meno di 700mila euro) verso diversi account. Pare che il co-founder della Baia sia riuscito a trasferire solo 27mila corone (circa 3mila euro) dal conto bancario di una misteriosa associazione danese.
Mauro Vecchio