Un lungo volo dalla Thailandia all’aeroporto Arlanda di Stoccolma, sul Boeing 747 che ha riportato in patria il co-founder di The Pirate Bay Gottfrid Svartholm Warg. Anakata è stato espulso su ordine del governo cambogiano, decaduto il suo permesso di soggiorno nel paese asiatico . Nessuna possibilità di scelta offerta all’uomo della Baia, che in linea del tutto teorica avrebbe potuto indicare un nuovo paese in cui trasferirsi.
La polizia svedese ha invece atteso con ansia il suo rientro in patria , pronte le manette per le malefatte contro il copyright. In realtà, le stesse autorità nordeuropee hanno recentemente confermato le accuse per attività hacker contro i database fiscali della società locale Logica , assaliti all’inizio di quest’anno per la pubblicazione online di un corposo documento con i codici identificativi di oltre 9mila contribuenti svedesi.
In una breve intervista concessa alla redazione della testata specializzata TorrentFreak , il portavoce della Baia Peter Sunde ha però ipotizzato altre motivazioni. Inserito nella lista dei ricercati internazionali dell’Interpol, Svartholm sarebbe stato arrestato per un suo diretto coinvolgimento nelle soffiate di Wikileaks , la piattaforma di Julian Assange che proprio in Svezia ha trovato il suo personale calvario legale.
Sempre secondo le prime indiscrezioni sull’arresto svedese di Anakata, le autorità locali avrebbero negato alla madre il permesso di recarsi in aeroporto. Sparito nel nulla anche il suo avvocato locale Ola Salomonsson , per cui Svartholm si ritroverà con un difensore d’ufficio selezionato dalle stesse autorità svedesi.
Immediata la reazione del collettivo hacker Anonymous, che ha lanciato la cosiddetta Operation The Pirate Bay . Pubblicato online un pacchetto di documenti relativi alle attività del governo cambogiano , dai traffici di sostanze stupefacenti alla compravendita di armi. Gli hacker hanno inoltre rilasciato una serie di informazioni sui depositi cambogiani nelle pratiche di online banking .
Mauro Vecchio