Non è bastato rivolgersi alla corte suprema svedese, né vergare una accorata missiva in cui ha denunciato irregolarità nei procedimenti giudiziari: Anakata, al secolo Gottfrid Svartholm, hacker e fondatore di The Pirate Bay, verrà condotto in Danimarca per affrontare un secondo processo per cracking.
Il trasferimento è previsto per il 27 novembre, il giorno in cui il 29enne finirà di scontare la propria pena presso le carceri svedesi, ritenuto colpevole di aver attaccato i database di Logica, fornitore di servizi per la gestione dei dati dei contribuenti svedesi. La Danimarca lo vuole processare sulla base di accuse simili: Svartholm, con l’aiuto di un complice, si sarebbe appropriato dei dati di migliaia di membri delle forze dell’ordine e di rappresentanti del fisco danese, dati trafugati e ripubblicati online.
Akanata, con le autorità che fin da principio hanno autorizzato l’istanza di estradizione, si è sempre professato vittima del sistema giudiziario: non sarebbe stato debitamente informato riguardo alle accuse danesi. Accuse che peraltro Svartholm vorrebbe scrollarsi di dosso attribuendo le responsabilità dei misfatti a terzi: ignoti cracker avrebbero potuto guadagnarsi il controllo delle sue attrezzature informatiche e prendere impersonare la sua identità per agire sotto mentite spoglie. Sarà questo l’argomento centrale su cui farà leva la difesa di Anakata: questa ricostruzione ha già convinto le autorità svedesi che, nell’impossibilità di attribuire la responsabilità ad Anakata piuttosto che ad un ignoto cracker, lo hanno sollevato da uno dei capi d’accusa ridimensionando notevolmente la pena a suo carico.
Nel caso in cui però la giustizia svedese lo riconoscesse colpevole, Svartholm potrebbe essere condannato a scontare fino a sei anni di carcere. ( G.B. )