Anakata è un uomo libero

Anakata è un uomo libero

Il cofondatore di The Pirate Bay ha terminato di scontare anche la pena inflitta dalla Danimarca per le proprie scorribande informatiche. Dopo tre anni di carcere, il ritorno alla libertà
Il cofondatore di The Pirate Bay ha terminato di scontare anche la pena inflitta dalla Danimarca per le proprie scorribande informatiche. Dopo tre anni di carcere, il ritorno alla libertà

Prima condannato per il suo ruolo in The Pirate Bay, poi riconosciuto colpevole di operazioni di hacking in Svezia e Danimarca: dal 2012 Anakata, al secolo Gottfrid Svartholm Warg, è rimbalzato fra le carceri del Nord Europa, ma può ora considerarsi un uomo libero .

Anakata - Fonte: Wikimedia Commons Per lungo tempo latitante nel Sud-est asiatico, Warg era stato arrestato in Cambogia nel 2012 ed estradato in Svezia, dove oltre a pagare il proprio debito con la giustizia per The Pirate Bay ha affrontato un processo per difendersi dalle accuse di aver condotto un’incursione nei database di Infotorg e Logica, operativi nella pubblica amministrazione svedese, e di aver tentato di operare nei sistemi della banca Nordea per effettuare trasferimenti illeciti di denaro. La giustizia svedese lo aveva condannato a due anni di carcere, riconoscendolo non colpevole del cracking di Nordea.

Mentre scontava la sua pena in Svezia, il cofondatore della Baia era poi stato inquisito in Danimarca: Anakata aveva tentato di spiegare che l’attacco ai database di CSC, fornitore di servizi per la gestione dei dati di dipendenti delle forze dell’ordine e del fisco danese, fosse da imputare a cracker terzi che avrebbero agito a suo nome, ma la giustizia locale ha ritenuto meritasse una pena di 3 anni e mezzo di carcere. Rilasciato nel mese di agosto per buona condotta, era stato tempestivamente arrestato dalla forze dell’ordine svedesi al suo rientro nel paese perché avrebbe dovuto scontare degli scampoli della precedente condanna.

Ora Anakata è stato rilasciato definitivamente, riferisce il quotidiano svedese Dagens Nyheter . Dopo tre anni dietro le sbarre, prospettava la madre nei mesi scorsi, tornerà probabilmente a lavorare di fronte a una tastiera.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
29 set 2015
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