Seoul (Corea) – 33 miliardi di won, l’equivalente di circa 25 milioni di euro, è quanto Microsoft è stata condannata a pagare dalle autorità antitrust della Corea del Sud che hanno concluso un’indagine sul ruolo di mercato dell’azienda.
Secondo il Garante coreano, le attività di Microsoft hanno violato le leggi sul commercio attraverso un abuso di posizione dominante: come conseguenza, all’azienda di Redmond è stato intimato di distribuire sul mercato due versioni di Windows , una delle quali dovrà essere priva del Messenger e del Media player, integrati fin qui nel sistema operativo; nell’altra dovranno essere inclusi link a siti di aziende concorrenti dai quali gli utenti possano scaricare software equivalenti.
Una decisione che per alcuni versi ricorda quella assunta dall’antitrust europeo. Il Garante coreano non si è però fermato qui, imponendo all’azienda di distribuire un CD ai suoi attuali clienti che consenta loro di rimuovere quei software ed installare middleware realizzati dai suoi competitor. In più Windows Media Service dovrà essere diffuso come prodotto separato rispetto a Windows Server. Dal momento della notifica Microsoft dovrà provvedere ai cambiamenti entro 180 giorni.
Da parte sua Microsoft, proprio come già sta facendo in Europa, ha annunciato che ricorrerà in appello . “Siamo molto scontenti della decisione del Garante – ha fatto sapere uno dei dirigenti dell’azienda in Corea – ci appelleremo e siamo fiduciosi di vincere”. “In sostanza – ha chiarito poi un portavoce – il Garante ci chiede di dar vita a due nuove versioni di Windows che non sono vendute come tali in altre parti del Mondo. Questa è una brutta notizia sia per i consumatori che per l’industria coreana dell’IT”. A quanto pare, comunque, il big di Redmond non avrebbe intenzione, come invece era stato ventilato da alcuni analisti, di ritirare Windows dal mercato coreano.
A poche ore dall’annuncio della decisione antitrust coreana, pesanti critiche sulla stessa sono state espresse dal Dipartimento della Giustizia americano , secondo cui si tratta di una sentenza “che va ben oltre quanto necessario o appropriato per proteggere i consumatori, in quanto richiede la rimozione di prodotti che i consumatori stessi possono preferire”. Secondo il viceprocuratore generale della divisione antitrust del Dipartimento, Bruce McDonald, “continuiamo a ritenere che imporre sanzioni sulla rimozione del codice, per togliere funzionalità, possa in definitiva colpire l’innovazione e i consumatori che ne possono beneficiare”.
L’intervento del Governo americano in materia è piuttosto delicato in quanto tra l’antitrust statunitense e quello coreano da lungo tempo esiste un rapporto di collaborazione. “In passato – si legge in una nota del Dipartimento – abbiamo consultato il Garante sul caso Microsoft e lo abbiamo incoraggiato a sviluppare una soluzione equilibrata che prendesse di mira i problemi senza imporre restrizioni non necessarie”.
Il Dipartimento ha anche sottolineato come la vendita del Windows dimezzato in Europa non abbia avuto alcun successo fino a questo momento, un fatto che sarebbe il segno di come sanzioni di questo tipo difficilmente possano impattare sull’effettiva apertura e concorrenza del mercato. Il Dipartimento ha comunque sottolineato che, nonostante la scelta coreana, la collaborazione con le autorità antitrust del paese andrà avanti. Di interesse segnalare come, all’indomani della simile decisione assunta dalla UE, l’antitrust comunitario fu pesantemente criticato da diversi settori della politica americana.