Per garantire agli anziani interpreti un futuro tranquillo, per garantire all’industria della musica la possibilità di mettere a frutto le registrazioni più imperiture: anche in Italia i diritti connessi sulle registrazioni vengono prolungati di 20 anni. È così che ogni fonogramma sarà intoccabile per 70 anni.
Con una sola manciata di giorni di ritardo l’Italia è intervenuta per fare propria la disposizione europea formalizzata con la direttiva 77 del 2011 . La prima proposta in materia, avanzata nel 2008 dal commisario europeo McCreevy, prevedeva una estensione dei diritti degli interpreti e degli esecutori, nonché dei diritti dei produttori di fonogrammi, ad una durata di 95 anni dalla prima pubblicazione. Un modo per garantire all’industria la possiilità di continuare a sfruttare il materiale prodotto in passato, sottraendolo al pubblico dominio, un provvedimento pensato per tutelare artisti ormai anziani, per garantire loro una sorta di pensione che li ricompensasse di anni di onorata carriera e, per molti di loro, di magre soddisfazioni economiche.
95 anni, però erano stati giudicati eccessivi: le proteste della società civile e gli studi degli esperti , secondo cui l’estensione del diritti d’autore finisce per rimpinguare le sole casse delle etichette discografiche, hanno fatto propendere per uno stiracchiamento di compromesso, che coprisse 70 anni dalla prima pubblicazione .
I due anni di tempo concessi agli stati membri per abbracciare nel proprio quadro normativo la direttiva europea sono ora scaduti, l’Italia ha provveduto , il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di recepimento, che dopo il passaggio alle Camere diventerà legge.
Se l’industria della musica avrà certo di che gioire (FIMI ha già manifestato il proprio apprezzamento per il recepimento italiano), e se gli interpreti dei brani più noti potranno assicurarsi altre due decadi dorate , anche gli artisti meno celebri otterranno un premio di consolazione, così come dettagliato nella direttiva europea. Si tratta di una sorta di fondo per la previdenza sociale alimentato dal 20 per cento degli incassi registrati dai produttori sui fonogrammi che hanno compiuto almeno 50 anni: la quota raccolta verrà spartita per garantire ad interpreti ed esecutori una vecchiaia serena. A 50 anni dalla prima pubblicazione o dalla prima comunicazione al pubblico, inoltre, il fonogramma potrà tornare nelle mani dell’artista qualora l’etichetta non gli garantisca una congrua circolazione e visibilità: in questo modo l’artista potrà provare a dimostrare che la propria opera è ancora attuale, riproponendola sul mercato dopo mezzo secolo.
Gaia Bottà