Dopo LinkedIn, un’altra azienda statunitense ha comunicato la chiusura delle attività in Cina. A partire dal 1 novembre, Yahoo ha disattivato tutti i servizi, in seguito alla difficoltà di rispettare le stringenti leggi locali. Anche le versioni cinesi di Engadget e TechCrunch hanno subito la stessa sorte.
Yahoo lascia la Cina
L’addio definitivo alla Cina è solo l’ultimo atto di uno stillicidio iniziato diversi anni fa. Yahoo aveva già chiuso i servizi di posta elettronica e streaming musicale, oltre agli uffici di Pechino. Il 1 novembre sono stati disattivati i rimanenti servizi, tra cui il portale delle news e il motore di ricerca. Anche i siti Engadget e TechCrunch, appartenenti a Verizon (che ha acquisito Yahoo), hanno interrotto le pubblicazioni. Questo è il comunicato ufficiale dell’azienda:
A causa delle crescenti difficoltà commerciali e legali, i servizi di Yahoo non saranno più disponibili in Cina a partire dal 1 novembre.
Il riferimento è alle continue richieste di censura provenienti dal governo cinese e alle evidenti ostilità nei confronti delle aziende occidentali. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’introduzione della Personal Information Protection Law, in vigore dal 1 novembre. In base alla versione cinese del GDPR europeo, tutti dati degli utenti devono essere conservati in server posizionati in Cina. Inoltre le autorità possono accedere ai dati e il loro trasferimento oltre confine deve essere preventivamente autorizzato. Infine, le aziende devono segnalare gli utenti che aggirano le restrizioni con una VPN.
Il market share di Yahoo in Cina era comunque marginale. Del resto anche in occidente non ha più la popolarità di un tempo. L’azienda è stata acquisita da Verizon Communications nel 2017 e successivamente fusa con AOL per formare Oath (rinominata come Verizon Media nel 2019). In seguito all’acquisizione del 90% di Verizon Media da parte di Apollo Global Management, il nome è tornato Yahoo.