Quando aveva annunciato il suo pensionamento in azienda si era scatenata una rivolta: le azioni di persuasione per il CEO Tim Cook erano state tante e tali da spingerlo a offrire a Bob Mansfield uno stipendio da favola (decine di milioni di dollari l’anno) per restare a Cupertino. E Bob, complice la cacciata di Scott Forstall , aveva accettato: nelle ultime ore , tuttavia, si è scatenata una nuova bufera ai vertici di Apple, visto che il nome di Mansfield non figura più tra quelli del team di vertice dell’azienda (c’è ancora nella cache di Google ) anche se Apple ha fatto sapere che è ancora regolarmente in organico.
“Bob non è più nel team dei dirigenti di Apple, ma rimmarrà ad Apple al lavoro su progetti speciali riportando a Tim (Cook, ndR)” ha fatto sapere un portavoce a AllThingsD . Nessuna spiegazione è stata fornita sui motivi di questo avvicendamento, che visto così ha quasi l’odore di una epurazione : si tratterebbe di un fatto eclatante, visto che Bob Mansfield è in generale molto apprezzato dai dipendenti di Cupertino , per via della sua competenza, e che negli ultimi anni il suo contributo è stato significativo nel lancio di prodotti che hanno riscosso molto successo come il MacBook Air.
Una delle “leggende” che circonda il nome di Mansfield racconta che un paio di anni fa avrebbe avvisato i vertici di Intel che se non avessero prodotto CPU più attente ai consumi (come quelle della quarta generazione Core, nome in codice Haswell) Apple avrebbe anche potuto abbandonare definitivamente il mondo x86 per migrare anche i suoi PC verso i lidi ARM. Il suo ruolo sarebbe dunque stato decisivo nel dettare il cambio di passo e di approccio tenuto da Intel nella progettazione dei chip, e i recenti risultati delle nuove CPU (montate ad esempio nell’ ultima revisione dei MacBook Air che raggiunge le 12 ore di autonomia nella versione da 13 pollici) sarebbero la dimostrazione del peso di Bob nell’industria IT.
Leggende a parte, Apple ha tutto da perdere nell’allontanare, licenziare o mettere in secondo piano Mansfield. Naturalmente tutto è possibile, ma c’è anche un’altra ipotesi che filtra tra gli addetti ai lavori che potrebbe spiegare questa mossa: all’inizio del mese Cupertino ha assunto Paul Deneve, ex-CEO del marchio del lusso Yves St Laurent , proprio per lavorare a “progetti speciali riportando a Tim Cook”. La scelta di Deneve, non esattamente un esperto di tecnologia (in passato ha lavorato per altri marchi delle moda come Lanvin), potrebbe essere legata all’esigenza di Apple di acquisire competenze specifiche all’elaborazione di un prodotto “wearable computing” che travalichi gli abituali approcci ingegneristici, e sconfini nel costume e nel fashion.
Assieme, Deneve e Mansfield, potrebbero costituire una coppia notevole: mente e braccio, design e tecnologia, assieme per realizzare un iWatch o qualsiasi altro dispositivo in grado di costituire quel nuovo capitolo di innovazione , dopo iPod, iPhone e iPad, che gli analisti e i critici chiedono da tempo a Cupertino.
Luca Annunziata