Non si placa il coro di discussioni e suggestioni scatenate dall’ultimo avvicendamento ai vertici verificatosi in quel di Mountain View, un passaggio di consegne fra il creatore del progetto Android (Andy Rubin) e l’attuale responsabile della divisione “Chrome e App” (Sundar Pichai) che secondo alcuni rappresenterebbe il primo passo verso la fusione tra le linee sin qui divergenti dei due sistemi operativi.
Interviene ora sulla questione Eric Schmidt, presidente di Google interpellato da Reuters in India: Schmidt riafferma la volontà della coproration di tenere separati gli OS , anche se ammette che in futro le due piattaforme tenderanno a convergere e a toccarsi nei punti in cui sarà di maggior beneficio al business pubblicitario di Mountain View.
L’intervento di Schmidt – che non lascerà Google diversamente dalle voci in circolazione – è stato in realtà più complesso e sfaccettato di una semplice risposta da “si” o “no”, ed è partito da una domanda sulla possibilità che Android o Chrome OS finissero alla stessa maniera del recentemente condannato a morte Reader .
Il presidente di Google descrive Chrome (e quindi Chromium) come i “migliori sistemi di authoring e sviluppo in HTML5”, mentre Android è un sistema di sviluppo basato su Java e pensato per “risolvere un problema differente”.
L’interesse di Google, in entrambe i casi, è fornire ai consumatori una finestra attraverso cui far passare l’advertising da cui arriva la quasi totali dei ricavi della corporation. E se Android è alla mercè dei produttori di terminali come Samsung e HTC, con Chome (e Chrome OS in misura molto minore) c’è la garanzia di una diffusione multi-piattaforma e di un controllo più incisivo sia dell’evoluzione tecnologica che dell’esperienza telematica degli utenti.