Roma – Android, la piattaforma per supercellulari partorita dai laboratori di Google, nasconde più di quanto i suoi sviluppatori abbiano voluto rivelare. Lo sanno bene quelli che vanno hackando il suo codice non per farne polpette, bensì per farlo girare su hardware diversi da quelli previsti.
Inizialmente, il software development kit prevedeva la possibilità di funzionare su un sistema di sviluppo in architettura Freescale , come l’ Armadillo 500 . Due mesi fa, l’ungherese Eu.Edge ha scoperto che il kit può essere fatto funzionare su qualsiasi sistema , purché basato sul microprocessore ARM v5TE .
La rete ha dato il via al passaparola e smanettoni di ogni estrazione hanno iniziato a fare esercizio: ad oggi, Android può girare sui modelli SL-C760, C3000M, SL-C3000 series e SL-6000, tutti di Sharp. Eu.Edge spiega come farlo partire sullo Sharp Zaurus SL-C760 e Open Embedded Software Foundation illustra l’uso della “Full distro for SL-C3x00”.
Sembrerebbe quasi che gli interessati, Eu.Edge in testa, abbiano approfittato di qualche piccola vulnerabilità che pareva affliggere Android.
A dare un altro scossone alla scena in cui dominano i soliti noti c’è Yahoo!, che ha appena deciso di aprire la sua Mobile Web Platform anche ad Android: “Vogliamo essere i pionieri del mobile internet nel nuovo millennio”, dice Adam Taggart, direttore marketing della divisione mobile del portale.
I tempi sono dunque maturi per una multimodalità e una capacità di calcolo sempre più focalizzati sul mobile e sulla mobile Internet. I laboratori di Mountain View hanno dato il la : non resta che seguirne gli sviluppi. L’industria sta premendo più forte che mai.
Marco Valerio Principato