Per Android non ci sarebbero solo nemici esterni , ma anche pericoli interni : problemi di licenza GPL che, nella peggiore delle ipotesi, aprirebbe uno scenario che vedrebbe tutti gli sviluppatori che vi hanno contribuito contro tutti e nessuno con diritti di utilizzo del kernel Linux. Almeno secondo l’ipotesi di un avvocato specializzato in proprietà intellettuale, Edward Naughton, che già in passato era stato accusato di raccontare frottole e di avere manie di protagonismo da parte di Linus Torvalds.
Un’altra tesi di Naughton, infatti, era già stata tacciata di “balla” dal padre di Linux. In quel caso il problema era con Bionic , la libreria che “unisce” il kernel Linux alla sovrastruttura che fornisce ad Android le sue funzionalità caratteristiche, e per cui Google avrebbe eliminato scientemente tutti i riferimenti alla GNU-GPL originaria per rilasciarla sotto licenza BSD che non prevede l’obbligo di distribuzione gratuita.
La nuova tesi di Naughton è che se Android fosse trovato in violazione della licenza GPL, allora in base alla sezione 4 della licenza questa verrebbe a cadere lasciando Android alla mercé degli interessi dei singoli programmatori.
La sezione 4 della GPLv2 è la parte cruciale del suo sistema di enforcement : interrompe i diritti dei licenziatari che non ottemperano ai suoi requisiti. Con la conseguenza che qualsiasi dispositivo che lo impiega si ritroverebbe senza licenze e soggetto a svariate denunce da parte anche di singoli sviluppatori e della perdita del diritto di distribuire Linux, il kernel necessario a far girare Android.
Secondo Naughton e alcune analisi , anche se in teoria Android OEM (soprattutto per quanto riguarda Honeycomb), è rilasciato sotto la licenza di software libero compatibile con GNU GPLv2 Apache License 2.0, molte delle componenti che interagiscono direttamente con l’hardware sono invece costituite da software proprietario . Lo stesso impiego di licenze Apache 2.0 per linee di codice originarie GPLv2 costituirebbero una violazione passibile di conseguenze in base alla sezione 4 .
Si tratta di uno scenario possibile anche se non probabile, soprattutto per le posizioni assunte da due organizzazioni Free Software come Software Freedom Conservancy ( SFC ) e Software Freedon Law Center ( SFLC ) che hanno attaccato alcune aziende tra cui Best Buy, Cisco e Verizon, giudicate non in ottemperanza delle licenze free software.
Anche se a luglio lo stesso responsabile open source di Google, Chris DiBona, era intervenuto sulla questione sottolineando il rispetto delle licenze di Linux e rilasciato il codice relativo al Kernel come prescritto dalla GPLv2, l’attenzione dei critici di Android sembra continuare a concentrarsi su questo punto.
A inizio agosto , una ricerca della società di analisi VisionMobile aveva giudicato, in rapporto ad alcuni parametri correlati con le licenze impiegate (la percentuale di codice effettivamente rilasciato sotto open source), con questioni che attengono più alla filosofia e allo scopo secondario delle licenze (la capacità di creare opere derivate) e con principi come la capacità di influenzare la direzione intrapresa dal progetto, aveva giudicato Android solo relativamente “aperto”.
Claudio Tamburrino