Android N, la prossima versione del sistema operativo mobile di Google, è ancora lontana, ma incarnerà un cambiamento strategico per Mountain View: alle API Java, oggetto del contendere dell’annosa battaglia ingaggiata da Oracle, sostituirà il corrispettivo OpenJDK, rilasciato sotto licenza GPLv2.
Android, prima con Dalvik e poi con Android Runtime ( ART ), si assicura la funzionalità del codice delle proprie app interpretando il Java ByteCode. Il meccanismo fino ad ora ha fatto affidamento sulle API Java, derivate dal progetto Harmony, scaturito da Apache e interrotto con l’acquisizione di Sun Microsystems da parte di Oracle, e sul codice di implementazione sviluppato dalla stessa Google.
Google ha ora dato conferma di certi indizi rivelati nel codice di cui si è iniziato a dibattere su Hacker News : a partire dal prossimo Android N, le API Java verranno sostituite dalle librerie OpenJDK , progetto completamente open.
“Nella prossima release di Android – ha riferito la Grande G a VentureBeat – abbiamo in programma di transitare dalle librerie Java di Android a un approccio basato su OpenJDK, creando un patrimonio comune di codice per gli sviluppatori che vogliano offrire applicazioni e servizi”.
“Quale piattaforma open source – ha spiegato il portavoce di Google – Android è costruito sulla base della collaborazione della community open source”: anche Mountain View, in linea con i colossi di settore , contribuisce allo sviluppo di OpenJDK, e pianifica in futuro di consolidare questo rapporto. Google la rappresenta come una questione puramente tecnologica: lo scorso anno OpenJDK si è allineato col supporto alle funzioni di Java SE 8 e ora i tempi sarebbero maturi per la migrazione.
Ma a muovere Google non ci sono probabilmente solo motivazioni tecnologiche: come suggerito da più parti in passato, abbracciare il corrispettivo open delle API Java permetterebbe a Mountain View di proteggere Android dalle pretese di Oracle. Nel confronto tra le due aziende, dopo che la Corte Suprema statunitense non ha accettato di prendere in esame il ricorso di Google, la giustizia ha stabilito che le API di Java sono protette da copyright e che sia Google a dover dimostrare di averle impiegate per Android in un regime di fair use. Transitando a OpenJDK, il cui codice è rilasciato da Oracle sotto licenza GPLv2, Google metterebbe se non altro il proprio futuro al riparo dalla rivendicazioni di Oracle.
A complicare la questione, specula Florian Mueller, potrebbero esserci proprio i termini delle licenze sotto cui è rilasciato il codice di OpenJDK: Google e Oracle potrebbero divergere di nuovo sulla cosiddetta Classpath Exception che contraddistingue le librerie OpenJDK, che non riverbera obbligatoriamente sull’applicativo le licenze delle librerie che utilizza.
Gaia Bottà