Un nuovo annuncio ufficiale indirizzato agli sviluppatori su Android comunica l’apertura del mercato delle app per lo OS mobile in Iran: i netizen del paese mediorientale potranno ora scaricare le applicazioni messe a disposizione su Google Play, dice Google, ma solo nel caso delle app gratuite e/o non contenenti meccanismi di pagamento in-app.
La mossa di Google prevede un intervento proattivo da parte degli sviluppatori, i quali dovranno “sbloccare” e aggiungere il mercato iraniano dall’apposita sezione della Developer Console. Il bando ancora presente sulle app a pagamento inibisce poi la disponibilità di un gran numero di app popolari presso il pubblico androide.
Nondimeno l’apertura di Google Play in Iran rappresenta un importante passo di “distensione” nei confronti del paese degli Ayatollah, una zona del mondo ove le autorità professano autarchia tecnologica e i rapporti con Google non sono mai stati idilliaci .
La decisione di Google non è casuale, ed è con tutta probabilità connessa alla volontà di apertura espressa dal governo statunitense nei confronti dell’Iran dopo le recenti elezioni presidenziali tenutesi nel paese: ora non è più proibito esportare prodotti di elettronica di consumo (smartphone, computer, console ecc) in Iran, e anche Apple ha rimosso il paese dalla lista dei mercati proibiti per iPod, iPad, iPhone e software connesso.
Android è una piattaforma sempre più “open” a livello di mercato e disponibilità, ma la openness dell’OS mobile di Google ha le sue non poche controindicazioni in fatto di sicurezza. Un problema grave e costantemente al centro dell’attenzione, quello della (in)sicurezza di Android, al punto che AV-Comparatives ha inserito l’OS nella lista di piattaforme testate per le performance dei software antimalware ( qui il test completo in formato PDF) e le agenzie federali degli USA (FBI e DHS) mettono in guardia poliziotti e personale di sicurezza dall’uso di gadget basati su versioni non recenti e non aggiornate dell’OS di Mountain View.
Alfonso Maruccia