Essential , la neonata azienda fondata da Andy Rubin (ex Android) che commercializza smartphone e dispositivi tecnologici caratterizzati dalla semplicità ed innovazione lato utente, china il capo. Nei giorni scorsi alcuni dati dei suoi clienti sono stati esposti mettendone così a repentaglio la privacy . Rubin si è prontamente scusato in modo ufficiale, dichiarandosi personalmente responsabile: “Ieri abbiamo fatto un errore nella funzione di assistenza clienti condividendo informazioni personali di circa 70 clienti con un piccolo gruppo di altri clienti. Abbiamo disabilitato l’account mal configurato e abbiamo intrapreso iniziative per aggiungere garanzie contro questo problema in futuro”. Rubin ha aggiunto anche rassicurazioni circa nuovi investimenti in infrastrutture e assistenza clienti, offrendo anche un anno di abbonamento gratuito al servizio di protezione dei dati online LifeLock .
Il danno è stato generato da un errore nell’invio della richiesta agli utenti di confermare il proprio indirizzo email e i dati personali necessari per la licenza di utilizzo . I dati confermati, anziché finire elusivamente nei database dell’azienda, sono divenuti visibili anche agli altri utenti coinvolti. Quello che inizialmente era stato imputato ad un tentativo di phishing , si è rivelato in realtà un problema di configurazione, di cui la stessa Essential si è resa responsabile. L’email utilizzata per l’invio era associata ad un “gruppo” sul noto servizio di posta elettronica/customer care Zendesk (come facilmente intuibile dalle email rimbalzate dall’indirizzo support@essentialsupport.zendesk.com).
Alcuni utenti, tra cui anche esperti di informatica, come il professor Ron Schnell, hanno riconosciuto il problema: “Non è una truffa di phishing. È una configurazione errata. Il check-out DKIDs, e le risposte sono effettivamente inviate a Essential (e poi a molte altre persone). Ho raccolto una certa collezione di patenti, passaporti, informazioni su carte di credito, numeri di telefono e indirizzi di posta elettronica. Questo è incredibile”. Molti altri non si sono accorti di nulla e sono diventate vittime.
È probabile che il problema, oltre che poter avere dei risvolti legali, possa anche far ritardare l’invio dei dispositivi ordinati che potrebbero rischiare di finire a persone errate. “Essere un fondatore di un business molto competitivo significa che occasionalmente bisogna ingoiare il rospo. È umiliante, non ha un buon sapore, e spesso, è un’esperienza avvilente” – ha aggiunto Rubin.
È probabile che da questa notizia i competitor stiano gongolando, come avranno avuto occasione di fare dopo aver appreso dell’ accusa di violazione del marchio registrato Essential da parte di un produttore di accessori per cellulari non solo pochi mesi fa.
Mirko Zago