Come saranno mai riusciti gli agenti dell’Interpol a mettere le mani su un gruppo di 25 hacker legati al celebre collettivo Anonymous? Che l’attivissimo gruppo di cyberdissidenti non sia poi così protetto da inestricabili nomi in codice e sofisticatissime tecnologie per nascondersi alle autorità di tutto il mondo?
A fornire la risposta all’arcano è stato un misterioso portavoce dell’hacktivismo: gli agenti dell’Interpol avrebbero introdotto con successo una talpa all’interno della comunità di Anonymous Iberoamérica , ovvero la piattaforma che coordina le operazioni del collettivo in America del Sud e Spagna.
Proprio i paesi in cui sono stati recentemente arrestati i 25 hacker legati agli attentati cibernetici contro una serie di siti governativi in Colombia e Cile. Membri non troppo esperti, che probabilmente hanno offerto la propria fiducia ad un agente mascherato. Sempre secondo il portavoce di Anonymous, i soggetti catturati farebbero parte del gruppo Sector404 .
E se Anonymous non può più fidarsi dei suoi centri di coordinamento, dovrebbe prestare attenzione anche al social network Twitter, spesso e volentieri utilizzato dal collettivo per annunciare le scorribande virtuali. Un membro del movimento OccupyBoston – account @pOisAnON – è stato arrestato dalla polizia di Boston con la collaborazione dello stesso sito cinguettante .
Come noto, i gestori di Twitter possono fornire informazioni su singoli utenti se viene presentato l’ordine firmato da un giudice. Gli attivisti di American Civil Liberties Union (ACLU) hanno criticato la piattaforma di microblogging per aver permesso di calpestare i principi sanciti dal Primo Emendamento della Costituzione a stelle e strisce.
Mauro Vecchio