Anonymous, il DDoS della Malaysia

Anonymous, il DDoS della Malaysia

Abbattuti circa 40 siti gestiti dal governo di Kuala Lumpur. Sarebbe colpevole di aver oscurato siti come Wikileaks. LulzSec attacca gli spazi online della CIA e annuncia un curioso numero d'emergenza hacker
Abbattuti circa 40 siti gestiti dal governo di Kuala Lumpur. Sarebbe colpevole di aver oscurato siti come Wikileaks. LulzSec attacca gli spazi online della CIA e annuncia un curioso numero d'emergenza hacker

Una nuova ondata di cyberattacchi, preannunciata online dall’ormai noto collettivo degli Anonymous. Il solito attacco DDoS – vero e proprio marchio di fabbrica del dissenso digitale – ha così colpito un nutrito gruppo di siti operativi in Malaysia, compreso quello ufficiale del governo di Kuala Lumpur .

Tra i 30 e i 40 siti sono dunque finiti offline , abbattuti per ore dalle azioni pianificate dagli Anonymous. “Siamo obbligati ad agire velocemente – avevano avvisato nella giornata di ieri – e non avremo alcuna pietà”. Le autorità locali sono state accusate di aver messo in piedi un imponente meccanismo di filtraggio dei contenuti della Rete.

Gli Anonimi avrebbero allora agito ancora in nome della libertà d’accesso all’informazione online, dopo che le autorità della Malaysia avevano deciso di oscurare il noto sito delle soffiate Wikileaks . Il capo della polizia locale aveva forse minimizzato il pericolo: minacce di questo tipo se ne riceverebbero continuamente.

Pare che un gruppo di siti legati al turismo verso la Malaysia siano stati abbattuti per trafugare le credenziali d’accesso di alcuni esponenti di governo . Dietro questa azione non ci sarebbero però gli Anonymous, bensì un secondo – e misterioso – gruppo di hacker che potrebbe aver sfruttato il caos generato dallo stesso annuncio del collettivo.

Nel frattempo si è decisamente dato da fare l’altro gruppo di hacktivisti che è riuscito a guadagnarsi la ribalta delle cronache più recenti. I membri di LulzSec avrebbero infatti concentrato la loro forza di fuoco sul sito ufficiale della Central Intelligence Agency (CIA) statunitense, praticamente sparito dalla portata dei vari browser in Rete.

“Tango down – cia.gov – for the lulz”. Così il gruppo ha rivendicato l’attacco su Twitter, scatenandosi comunque in altri cinguettii rivelatori. Gli hacker di LulzSec sarebbero inoltre responsabili di un secondo attacco nei confronti dei server di Brink, videogame sviluppato e distribuito da Betsheda .

Pare che solo le credenziali d’accesso relative a più di 200mila utenti siano state risparmiate dal gruppo. Trafugato invece il codice sorgente e le password dei database . Anche i server legati al MMORPG Eve Online sono stati bucati dagli agguerriti navigatori di LulzSec.

Curiosità: sullo stesso profilo Twitter è stato istituito un numero d’emergenza – 614 LULZSEC – che permetterà a tutti di richiedere un determinato attacco verso uno specifico sito . I cyberattacchi su ordinazione sembrano aver già scatenato un turbinio di messaggi e chiamate verso il dissidente centralino del gruppo.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
16 giu 2011
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