Tornano a far parlare gli attivisti di Anonymous, questa volta mettendo la loro firma su un’azione che ha preso di mira l’infrastruttura informatica gestita da Epik. Per chi non ne fosse a conoscenza, è un provider che fornisce servizi di hosting ritenuto in passato (almeno fino all’assalto di Capitol Hill avvenuto a gennaio) piuttosto incline a ospitare siti e piattaforme vicini agli esponenti dell’estrema destra: su suoi server trovano o hanno trovato posto, tra gli altri, Gab, Parler e ciò che resta di 8chan.
Operation Epik Fail: c’è lo zampino di Anonymous
A parlarne per primo è stato il giornalista statunitense Steven Monacelli, con il post condiviso su Twitter e allegato di seguito, che fa riferimento alla Operation Epik Fail messa a segno dal gruppo, portando alla sottrazione di dati relativi a un intero decennio.
Sapete, quando chiami la tua società è “Epik”, significa che accadrà qualcosa di davvero grande. Degno di questo nome. Bene, dopo anni di sostegno alla spazzatura che Internet ha da offrire, è davvero giunto il momento che Epik ha sempre atteso.
SCOOP: a group of "hackers on steroids" gained access to a large dataset belonging to Epik, the web host of the Texas GOP website, Texas Right to Life website, and anti-abortion snitch website. pic.twitter.com/2meRX9CAPm
— steven monacelli (@stevanzetti) September 13, 2021
Anonymous promette di rendere disponibili a tutti, in modo liberamente accessibile, le informazioni relative all’acquisto e al trasferimento dei domini, una mole enorme di corrispondenza email, lo storico dei pagamenti (senza dati sulle carte di credito), le credenziali degli account e altro ancora. L’intero pacchetto dovrebbe comparire a breve sul portale Distributed Denial of Secrets.
Questo dataset è tutto ciò che occorre per conoscere chi possiede e gestisce la parte fascista di Internet che ha eluso ricercatori, attivisti e tutti quanti. Sarà divertente, “for the lulz”.
Dal canto suo, Epik afferma di non essere a conoscenza di alcun attacco o violazione, affidando la dichiarazione seguente alle pagine del sito Gizmodo.
Non siamo a conoscenza di alcuna violazione. Prendiamo la sicurezza dei nostri clienti estremamente sul serio, stiamo indagando l’affermazione.