La guerra in Ucraina sarà ricordata come il primo conflitto della storia combattuto anche sul fronte della cybersecurity con le modalità a cui stiamo assistendo. Nella notte tra giovedì e venerdì, da Kiev è giunta quella che può essere definita una vera e propria chiamata alle armi per gli hacker, con l’obiettivo di mettere nel mirino le risorse organizzative e governative della Russia. Di lì a poco, Anonymous ha risposto all’appello.
Anonymous per l’Ucraina: Russia sotto attacco
Negli ultimi quattro, giorni il collettivo ha messo offline siti di informazioni e portali istituzionali vicini al Cremlino. Tra questi mos.ru, custom.gov.ru, kremlin.ru e pfr.gov.ru.
Lanciato nelle ore scorse un guanto di sfida diretto a Vladimir Putin.
Mr Putin, stai ascoltando? Stai guardando? Siamo la Legione! Siamo implacabili! Non perdoniamo! Non dimentichiamo! Siamo in guerra! Ucraina, siamo in ascolto! I russi ci sentono!
Nel mirino di Anonymous anche la Bielorussia di Lukashenko, per aver favorito il via alle azioni militari russe nel territorio ucraino.
A tutti gli hacker del mondo: prendete di mira la Bielorussia nel nome di Anonymous. Fatele sapere che non perdoniamo, non dimentichiamo. Siamo uniti. Siamo implacabili.
I profili ufficiali del collettivo mettono inoltre in guardia dagli avvoltoi che stanno cercando di lucrare sulla situazione di emergenza: il movimento non accetta donazioni, diffidare da coloro che ne chiedono.
Impatto reale o azioni dimostrative?
È lecito chiedersi se queste azioni abbiano un qualche impatto reale e concreto sul conflitto in corso o se debbano essere etichettate esclusivamente come manifestazioni di solidarietà al popolo ucraino. Di certo, in un contesto come quello odierno, mettere fuori uso infrastrutture critiche rendendole irraggiungibili e interrompendone l’operatività può portare a pesanti conseguenze. Lo testimonia il caso Colonial Pipeline del maggio scorso, seppur non riconducibile a uno scenario bellico, quando un attacco ransomware ha messo in grande difficoltà una parte degli Stati Uniti, spingendo il presidente Joe Biden a invocare lo stato di emergenza.
Restando in tema, l’Europa ha annunciato la messa al bando di RT e Sputnik dall’intero vecchio continente. L’obiettivo dichiarato è quello di fermare la diffusione di bugie per giustificare la guerra di Putin
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