UPDATE 15:30: Nessuna violazione dei server: è quanto riferito ad Adnkronos da fonti del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. “Al momento non risulta alcuna violazione del server della Polizia – è quanto spiegato all’agenzia di stampa – Sono stati invece registrati indebiti accessi a diverse email personali di operatori delle forze di Polizia”.
Roma – Non è la prima volta che gruppi di hacktivisti riuniti sotto il nome collettivo di Anonymous prendono di mira i server delle forze dell’ordine italiane. Dopo l’ attacco lanciato contro i siti dei Carabinieri e del Ministero della Difesa, è ora il turno del database della Polizia di Stato, messo sotto scacco nell’ambito dell’operazione AntiSecITA .
I file interni, ora accessibili per chiunque, rivelano documenti riservati come le informative sui manifestanti No-Tav e, più in generale, sui gruppi classificati come “estremisti”. Tra i leak compaiono anche alcune email private degli agenti e manuali destinati a i funzionari di polizia. Secondo le stime , sarebbero circa 3.500 i documenti sottratti, di cui è disponibile anche una cartella separata contente materiali d’archivio tra cui i dettagli relativi alle intercettazioni e informazioni tecniche confidenziali relative ai dispositivi di spionaggio .
Lo spirito provocatorio di Anonymous nei confronti della Polizia italiana sembra essere chiaro: “Da settimane ci divertiamo a curiosare nei vostri server, nelle vostre e-mail, i vostri portali, documenti, verbali e molto altro”, si legge nel comunicato trasmesso dal gruppo, che conclude: “il livello di sicurezza dei vostri sistemi, al contrario di quanto pensassimo, è davvero scadente, e noi ne approfittiamo per prenderci la nostra vendetta”.
L’ultimo evento in cui, secondo il gruppo, le forze dell’ordine avrebbero dato prova di “comportamenti deprecabili” è la manifestazione che ha visto la partecipazione degli studenti in molte piazze d’Italia. Con l’operazione AntiSecITA , dunque, Anonymous richiama l’attenzione sulla necessità di introdurre “il reato di tortura”, “la telesorveglianza continua di ogni luogo in cui le forze di polizia svolgono il proprio ruolo”, “l’apposizione di un codice ben visibile sulle divise al fine di identificare facilmente un agente in tenuta antisommossa”, la presenza disarmata delle forze dell’ordine durante i cortei.
Cristina Sciannamblo