Tra il 2004 e il 2006 Kevin Bermeister era tartassato dalle major discografiche, desiderose di addentarlo alla giugulare o almeno di ottenere milioni di dollari per i presunti danni apportati dal file sharing di Kazaa; in quegli anni Michael Speck era a capo dell’organizzazione Music Industry Piracy Investigations che aveva setacciato il network FastTrack per imbastire le accuse di infrazione del copyright contro Bermeister. Ma il tempo cambia molte cose nella vita, ed oggi gli ex-avversari si ritrovano nella società Brilliant Digital Entertainment , che ha il non poco ambizioso obiettivo di ripristinare la legalità in ogni angolo delle reti di P2P .
Il tool sviluppato dal duo funziona a livello di ISP intercettando le ricerche di contenuti presenti in una apposita tabella di “hash” di riconoscimento, valori alfanumerici univoci con cui i file “pirata” siano stati precedentemente identificati come tali. Una volta individuata la richiesta di una risorsa “illecita”, il tool si incarica di restituire al suo posto informazioni per acquistare il contenuto legalmente e in maniera immediata .
La “conversione istantanea di attività criminali in transazioni di contenuti legittimi”, il santo graal delle etichette discografiche così preoccupate di perseguitare i consumatori piuttosto che dar loro quello che chiedono , passerebbe dunque per una singolare start-up.
Dietro il fumo vi sarebbe anche l’arrosto: secondo l’australiano The Age i primi test tecnici del software sono già stati compiuti e BDE si dice pronta a far partire una prova sul campo , in collaborazione con un ISP locale non meglio specificato, in un tempo non superiore a un mese.
Vivo interesse per la tecnologia (che impatta di un’inezia insignificante le performance di connettività degli ISP, assicurano gli sviluppatori) sarebbe stato espresso anche da provider, agenzie investigative e major negli USA come in Europa. Al momento il tool è in grado di agire solo su network Gnutella , lasciando indisturbati gli scambi sulle maggiori reti di P2P, vale a dire eDonkey2000 e BitTorrent.
Speck assicura poi che non vengono raccolte informazioni sugli utenti-downloader al di là delle ricerche di contenuti “illegali”, e che “c’è un’assoluta protezione della privacy” anticipando in tal modo le critiche e le preoccupazioni che potrebbero sollevarsi facilmente.
Peter Coroneos, CEO di Internet Industry Association , dice di voler guardare molto da vicino le sperimentazioni del tool perché ci sono “potenziali preoccupazioni per la riservatezza” degli utenti. David Vaile, vice-presidente della Australian Privacy Foundation , va ancora oltre definendo il nuovo strumento come un “tesoro” per l’industria musicale e la sua campagna di persecuzione legale contro gli utenti del file sharing.
La società “si sta muovendo verso una sorveglianza onnipresente dove non c’è ragione di sospettare di un individuo in particolare ma dobbiamo comunque monitorare tutto il traffico 24 ore su 24” sostiene preoccupato Vaile.
Alfonso Maruccia