La Casa Bianca ha organizzato un summit con i giganti dell’IT per discutere del loro possibile coinvolgimento nella lotta al terrorismo e agli estremismi online .
Già il Primo ministro francese Manuel Valls aveva chiamato all’appello Apple, Facebook, Google, Microsoft e Twitter per cercare di delineare una linea di azione comune contro il terrorismo; allo stesso tempo, poi, l’Unione Europea ha organizzato ad inizio dicembre un forum a cui sono state chiamate ad intervenite le stesse aziende ICT insieme alle autorità responsabili della lotta al terrorismo online: in questa sede si sono approfondite le modalità con cui i “terroristi abusano di Internet per diffondere la loro malevola propaganda” e cercato di trovare una soluzione per fermarli.
Il Presidente Barack Obama ha incontrato invece solo lo scorso venerdì diversi rappresentanti delle aziende ICT tra cui Twitter, Apple, Facebook, Google, Linkedin, Microsoft e Dropbox.
Come nel Vecchio Continente le autorità sembrano voler ottenere collaborazione e suggerimenti per combattere la propaganda terroristica online ed in particolare intercettare e interrompere i canali di reclutamento via social network dell’ISIS.
Rispetto all’Europa, il vertice statunitense ha tuttavia certamente avuto una tensione diversa: sia perché le multinazionali hanno le loro sedi negli Stati Uniti (pertanto sono destinate a percepire diversamente le questioni locali rispetto a quelle europee) sia per gli strascichi del Datagate, che ha scoperchiato il vaso di Pandora delle intercettazioni di massa della NSA e che ha aperto la questione dell’accesso da parte delle autorità alle informazioni detenute dagli intermediari.
Sul punto non bisogna infatti sottovalutare la presenza al tavolo del vertice dell’FBI James Comey e del direttore dell’NSA James Clapper ed il fatto che, nonostante la recente riforma della normativa di settore, non sono ancora stati completamente chiariti i poteri delle autorità rispetto all’accesso ai dati conservati dagli operatori della rete.
Claudio Tamburrino