Washington – Torna a stridere freneticamente l’attrito tra i due giganti del silicio, AMD e Intel , all’ombra delle scrivanie della FTC , l’autorità statunitense di garanzia sul mercato. La battaglia tra i due, quasi monotematica e ormai annosa, si arricchisce dunque di un ulteriore nuovo capitolo, come riferisce il New York Times : tanto per cambiare si tratta di una battaglia imperniata sull’ antitrust .
L’ultima querelle è infatti una nuova, ennesima istanza antitrust , presentata da alcuni deputati, un commissario del governo e una piccola azienda, dichiaratamente per condotta anticompetitiva . Denunce alle quali Intel è abituata, e così il personale della FTC, che ha deciso di non accoglierla, sulla scorta di una lunga serie di considerazioni.
Una bocciatura che solleva attenzione. È recente l’interesse dell’Unione Europea per le attività di Intel ed è noto quanto in profondità vogliano spingersi le autorità coreane, tutti su sollecitazione di AMD, che già nel 2005 aveva conquistato l’interesse anche degli enti di controllo giapponesi. L’idea di qualcuno, dunque, è che l’antitrust americano non sia sufficientemente severo.
Una tesi respinta dal presidente della commissione, Deborah P. Majoras, secondo cui l’approfondita analisi del ricorso di AMD, svolta leggendo migliaia di documenti prodotti da Intel e dai suoi clienti per oltre un anno, non consente di procedere. Il diniego è stato decretato, riferiscono i funzionari della struttura, per dare all’ufficio la possibilità di avviare eventuali citazioni in giudizio e raccogliere, nel frattempo, ulteriori testimonianze dai dirigenti delle due aziende.
Come a dire, dunque, che per ora le bocce rimangono ferme, ma la partita non è comunque finita. Una situazione che non convince alcuni esponenti politici, come il senatore Charles E. Schumer , democratico di New York e membro della Commissione Giudiziaria del Senato, che polemizza: “Quando tutti gli altri paesi evidenziano qualcosa che non va, la Federal Trade Commission rigetta l’istanza di indagine”.
Da parte sua Intel ne approfitta per liberarsi di qualche sassolino che s’era infilato nelle scarpe: “La fondamentale differenza tra l’antitrust americano e quelli stranieri è che quello locale tende a proteggere la competizione , mentre quelli stranieri proteggono i competitor “.
Uno scontro all’arma bianca, dunque, che si combatte sulle piazze di molti diversi paesi e del quale negli States, patria dei due chipmaker maggiori, si giocano le partite decisive. Uno scontro legato ai fortissimi interessi in ballo: il valore annuale complessivo del business dei microprocessori nel mondo è di oltre 225 miliardi di dollari .
Marco Valerio Principato