Non ci sono prove del fatto che i dispositivi Android risultino più costosi perché Google impone ai produttori di pre-installare i propri pacchetti di applicazioni, impedendo alla concorrenza di pagare per accaparrarsi più visibilità sui terminali in vendita: con queste motivazioni un giudice statunitense ha archiviato una denuncia formulata da due utenti convinti che Google agisca in violazioni della normativa antitrust.
I due consumatori statunitensi, proprietari di un dispositivo HTC e di un dispositivo Samsung, auspicavano di dare vita a una class action contro Google puntando il dito contro il Mobile Application Distribution Agreement (MADA), il contratto che Mountain View sottopone ai produttori di terminali animati da Android: ottenere una licenza per l’impiego di Android per i produttori significa accettare di installare l’ecosistema di applicazioni Google quali Maps, Gmail e YouTube, e negare ai concorrenti di Google la possibilità di competere, naturalmente a pagamento, per la visibilità di default. Il fatto che gli OEM non possano mettere a frutto il mercato delle pre-installazioni , secondo i due consumatori statunitensi, si tradurrebbe in un danno per l’utente, soprattutto in termini di prezzo finale: i produttori non avrebbero la possibilità di scaricare parte dal prezzo del terminale sulle aziende desiderose di guadagnarsi una posizione di rilievo sui dispositivi.
Google si era difesa in tribunale nel mese di dicembre, sottolineando come le proprie pratiche non arrechino alcun danno al consumatore e alla sua libertà di scelta: le applicazioni possono essere rimosse e sostituite con quelle desiderate, e non sarebbe possibile sostenere che i prezzi dei dispositivi dipendono dalle politiche di Google, ma sarebbero riconducibili alle strategie di mercato dei produttori.
Il giudice californiano incaricato di valutare il caso ha ora abbracciato la versione di Google: nella sua decisione si spiega come non sia possibile istituire un rapporto di causalità tra il comportamento di Mountain View e i prezzi dei terminali , e si rileva che gli accordi previsti da Google non influiscono direttamente sulle libertà degli utenti e sull’evolvere dell’innovazione.
A meno che l’accusa non emendi le proprie pretese e le proprie motivazioni, ha stabilito il giudice, il processo verrà chiuso.
A proseguire, invece, sarà il caso russo sollevato nei giorni scorsi da Yandex: il concorrente della Grande G, colpito direttamente dallo stesso MADA contro cui si erano scagliati i due utenti statunitensi, aveva chiesto all’autorità antitrust russa di valutare la questione. L’authority ha ora reso noto l’avvio di un’istruttoria in materia.
Gaia Bottà