Tentare di fare terra bruciata intorno ai siti sgraditi rischia di essere un’operazione tanto fruttuosa quanto avventata, per l’industria dei contenuti: convincere gli inserzionisti a non pagare per ottenere visibilità su siti tacciati di pirateria significa mettere in atto strategie anticoncorrenziali per impedire a questi siti di operare.
Questo è il parere di una corte tedesca chiamata a valutare una nuova diramazione del caso che coinvolge YouTube-MP3, servizio che offre ai propri utenti file mp3 estratti da video condivisi su YouTube. A sporgere denuncia è stato Philip Matesanz, gestore del sito. Tutti gli inserzionisti che permettevano a Matesanz di coltivare la propria attività sono stati contattati da Bundesverband Musikindustrie (BVMI), che rappresenta gran parte dell’industria musicale tedesca: gli avvocati dell’associazione, adottando un approccio che si fa sempre più strada nelle strategie antipirateria, si sono rivolti loro per chiedere di interrompere immediatamente la “collaborazione con un servizio chiaramente illegale”.
Le etichette tedesche hanno ritenuto che un accordo fra privati potesse essere più efficace che sottostare ai tempi e agli umori della giustizia tedesca. Diramando missive e disseminando inquietudine presso gli inserzionisti BVMI avrebbe potuto ottenere ugualmente la sparizione di YouTube-MP3, sfinendola con una lenta agonia piuttosto che con una fulminante sentenza di colpevolezza.
Matesanz ha però intuito la strategia dell’industria della musica ed è riuscito ad ottenere il testo di una delle lettere vergate dai legali di BVMI: un documento che non ha esitato a presentare insieme ad una denuncia depositata presso la sezione antitrust della corte distrettuale di Berlino. Il verdetto è stato emesso nel giro di una settimana.
Secondo i giudici BVMI avrebbe agito illecitamente con l’intento di abbattere le attività di YouTube-MP3. L’illegalità della strategia dell’industria della musica tedesca, si spiega nella decisione della corte, risiede proprio nel testo delle lettere inviate ai partner del sito, con cui “si vorrebbe far credere ai destinatari che il servizio gestito dall’accusa sia senza dubbio illegale e che per questo motivo i destinatari dovrebbero interrompere le relazioni commerciali con l’accusa”. Si spiega infatti che al momento la situazione del servizio “non è così ovvia come BVMI vorrebbe lasciare intendere”: l’illegalità di YouTube-MP3 è ancora tutta da dimostrare e, anzi, le due parti si sono accordate , mentre la conversione dei contenuti operata dal sito continua a fluire.
Ad essere illegale è invece la tattica messa in atto dall’industria della musica tedesca, ritenuta illecita senza ombra di dubbio: i giudici hanno intimato l’immediata cessazione dell’invio delle lettere, e hanno sottolineato che, in caso BVMI venga colta di nuovo a recapitare consigli per gli acquisti di spazi pubblicitari, sarà elevata una multa che può raggiungere i 250mila euro e potrà essere disposta la pena del carcere per i suoi dirigenti.
Gaia Bottà