La Corte di Appello di New York ha respinto il ricorso di Apple, riconoscendola responsabile di pratiche commerciali atte a controllare i prezzi degli ebook sul mercato .
I fatti risalgono al 2012, quando Apple raggiunse una serie di accordi con HarperCollins, Hachette, Simon&Schuster ed altri grandi editori per la sua offerta di contenuti su iBookstore. In particolare, a non piacere ad osservatori ed autorità era una clausola presente in tali accordi, detta della nazione più favorita, che garantiva a Cupertino un prezzo uguale al più basso che si potesse trovare online . Per questo sia in Europa che negli Stati Uniti sono state aperte indagini e procedimenti nei suoi confronti.
Apple aveva cercato di dividere i suoi oppositori da ultimo raggiungendo un accordo che togliesse dalla lista delle cause intentate nei suoi confronti la class action dell’associazione dei consumatori statunitensi che lamentava le pratiche adottate per la fissazione del prezzo degli ebook.
Questo non aveva tuttavia determinato l’archiviazione della condanna del 2013 per violazione delle leggi anitrust federali e di 33 stati conseguente all’indagine del Dipartimento di Giustizia a stelle e strisce.
Le autorità contestavano ad Apple di aver intessuto con cinque editori rapporti atti a mantenere artificiosamente alti i prezzi degli ebook: oltre alla multa, il giudice aveva istituito un osservatorio esterno per vegliare sulle attività di Cupertino sul mercato dei libri in formato digitale ed Apple era stata costretta ad abbandonare la controversa clausola contrattuale.
Proprio contro tale sentenza gli editori coinvolti avevano cercato di farsi sentire, ma erano finite per accordarsi, ed Apple era ricorsa in appello: Cupertino, in particolare, faceva notare di essere entrata in un mercato assolutamente già dominato da Amazon , ed in mancanza di posizione dominante non può esservi abuso.
Tuttavia, con due voti contro uno, la Corte di Appello ha confermato la sentenza secondo cui Cupertino risulta in violazione della normativa antitrust: entrando nel mercato – si legge nella sentenza – Apple ha infatti cercato di agire in combutta con gli editori per scardinare il modello di prezzi assunto finora ed imporne uno nuovo, che avrebbe determinato tuttavia un aumento dei prezzi.
In conseguenza della condanna Apple dovrà ora pagare 450 milioni di dollari in buona parte in rimborsi ai consumatori .
Claudio Tamburrino