Antitrust: imprese unite per il broadband

Antitrust: imprese unite per il broadband

Il presidente Antonio Catricalà spinge verso una società della rete formata da imprese private e soggetti pubblici. Ma Telecom ribadisce di voler ballare da sola la danza della fibra
Il presidente Antonio Catricalà spinge verso una società della rete formata da imprese private e soggetti pubblici. Ma Telecom ribadisce di voler ballare da sola la danza della fibra

“L’Autorità non è pregiudizievolmente contraria a ipotesi di cooperazione tra imprese rivali, purché siano garantite l’assenza di pratiche nocive per la concorrenza e la neutralità nella gestione della Rete. Le regole di governance dovranno a tale fine essere valutate dall’Antitrust”. Così il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà, nel corso della presentazione alla Camera della Relazione annuale dell’Autorità, in particolare nel passaggio dedicato allo sviluppo delle reti di comunicazione. Un settore in cui – secondo il presidente – va recuperato il ritardo accumulato nei piani di sviluppo di una rete di nuova generazione a banda larga .

L’Antitrust non è dunque contraria allo sviluppo di una società della rete, dal momento che “la dimensione degli investimenti richiede l’intervento di più soggetti privati e di società pubbliche che ritengano profittevole la spesa”. Soggetti come Vodafone, Wind e Fastweb, che hanno di recente presentato un piano per cablare con fibra ottica 15 tra le principali città italiane (a cui si è in seguito unita anche Tiscali).

Un progetto aperto anche a Telecom Italia, finora espressasi in maniera negativa circa la sua possibile adesione. Franco Bernabè, amministratore delegato dell’incumbent, ha infatti definito più costose le operazioni presentate dai tre operatori, sottolineando come la sua azienda abbia tutta l’intenzione di ballare da sola sulla pista del broadband nazionale. Con un progetto che prevederebbe la copertura del 50 per cento della popolazione entro il 2018 , con quasi 140 città cablate a 100Mb e 1Gb. Il tutto con una spesa di circa 7 miliardi di euro per le infrastrutture e l’IT, a cui si aggiungeranno altri 6 miliardi nel 2016 per quella che è stata chiamata banda ultralarga.

Ma un articolo apparso sul Financial Times non ha risparmiato le critiche più dure nei confronti della telco del Belpaese. “Telecom Italia dovrebbe svegliarsi e annusare l’odore di caffè – si legge nell’articolo – mettere da parte le sue tendenze monopoliste e entrare nel consorzio”.

Bernabé ha comunque definito importante il richiamo da parte di Catricalà, sottolineando allo stesso tempo le due condizioni necessarie a garantire lo sviluppo di una società della rete: “un soggetto pubblico, e quindi l’intervento dello Stato, e un’adeguata redditività degli investimenti”.

Per Paolo Romani, viceministro alle Comunicazioni-Sviluppo economico, bisognerebbe però uscire dalla logica di una società della rete, per abbracciare quella di una infrastruttura di rete . Su quest’ultima si dovrà a suo dire aprire il dibattito, bisognoso di una data d’apertura da fissare entro questa settimana .

Mauro Vecchio

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
15 giu 2010
Link copiato negli appunti