L’autorità Antitrust ha sanzionato TIM con una accusa particolarmente grave per lo stato della banda larga italiana: secondo l’AGCM, infatti, TIM avrebbe ostacolato lo sviluppo della fibra proprio laddove maggiore se ne avvertiva l’esigenza, in quelle “aree bianche” a fallimento di mercato, ove in assenza di particolari condizioni di incentivo non vi sarebbe l’interesse immediato delle aziende nella posa dei cavi e nell’estensione della rete. La sanzione comminata è pari a 116 milioni di euro.
Antitrust: TIM ha ostacolato la banda larga
Secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, TIM avrebbe espressamente cercato di preservare la propria posizione dominante di incumbent, ostacolando l’ingresso di altri concorrenti (trai quali ovviamente Open Fiber) ed “impedendo sia una trasformazione del mercato secondo condizioni di concorrenza infrastrutturale, sia il regolare confronto competitivo nel mercato dei servizi al dettaglio rivolti alla clientela finale“. L’AGCOM sottolinea un aspetto fondamentale che funge da contesto a questa sentenza: l’Italia vive una situazione di ritardo cronico nella lotta al digital divide e da tempi non sospetti c’è chi punta il dito proprio contro il mondo Telecom Italia per tutto quel che ha significato nel passato della rete in rame.
Al momento dell’avvio della strategia anti-competitiva, a fine 2016, solo il 18% circa delle unità immobiliari era coperta da una rete in fibra ottica, un dato al di sotto della media dell’UE, pari al 22%. Un divario che non si è attenuato nei due anni successivi, quando le stesse percentuali di copertura sono passate rispettivamente al 23% per l’Italia e al 29% per l’UE. Più evidente ancora il divario di prestazioni che si registra in termini di tasso di penetrazione tra gli utenti. A dicembre 2016, meno del 3% delle linee fisse a banda larga attive in Italia supportava velocità di download superiori a 100Mbps, laddove la media UE era già pari al 17%. Gli stessi dati, a fine 2018, erano pari rispettivamente al 18% e al 30%.
Secondo l’Autorità, TIM avrebbe inoltro posto in essere una strategia anti-competitiva ancor più raffinata, “tesa a prosciugare preventivamente il bacino di domanda contendibile dagli altri operatori“, fino a spingere i prezzi al ribasso al punto da rendere il mercato non più appetibile.
L’Autorità ha deciso di imporre una sanzione pecuniaria di circa 116 milioni di euro, bilanciando la necessità di garantire la necessaria deterrenza rispetto a possibili future condotte con l’esigenza che la sanzione non sia ingiustificatamente afflittiva.
Data l’importanza della cifra in ballo e dato il periodo di particolare complessità dettato dall’emergenza Coronavirus, l’AGCM stabilisce che la sanzione potrà essere pagata entro il 1 ottobre prossimo.