Per evitare sanzioni da parte delle autorità antitrust nel Vecchio Continente, un meccanismo di segnalazione proposto dal colosso Google. Una serie di etichette da apporre sui vari servizi dell’azienda di Mountain View inseriti tra i risultati di ricerca del search engine più famoso del web. Dalle mappe online alle quote azionarie, fino ai dettagli sul traffico aereo o qualsiasi altra informazione fornita dalla Grande G .
Stando alle indiscrezioni lanciate dal quotidiano finanziario The Financial Times , i vertici di Google andrebbero a segnalare agli utenti la presenza di risultati legati al proprio business. Una sorta di bollino, come a dire: questo servizio è fornito da Google in questa posizione tra i risultati di ricerca . Una operazione di trasparenza per calmare la Commissione Europea e la sua indagine sul presunto abuso di posizione dominante.
Agli inizi del 2010, Google finiva nel mirino di un gruppo di società operative su Internet, accusata di aver utilizzato specifici filtri per penalizzare alcuni risultati di ricerca , posizionandoli troppo in basso nella pagina o addirittura eliminandoli del tutto. Azione che avrebbe sfiancato la concorrenza di siti come Foundem , gestito dal gigante Microsoft per la comparazione dei prezzi online.
Insieme a Foundem si muovevano Ciao! From Bing – altro sito di comparazione prezzi, sempre detenuto da BigM – e il motore di ricerca francese eJustice , gestito dalla società transalpina 1plusV per il search nell’ambito legale. La Grande G finiva sotto la lente della Commissione Europea, che aveva sguinzagliato le autorità antitrust per abuso di posizione dominante e pratiche scorrette di advertising .
In quest’ultimo caso, BigG era stata accusata di aver proibito il piazzamento di annunci pubblicitari competitor sui propri servizi digitali, dalle mappe ai voli . Gli stessi concorrenti dell’azienda californiana hanno ora sottolineato come il sistema delle etichette rappresenti un mero palliativo, che non risolverebbe affatto il problema del libero accesso ai meccanismi pubblicitari sui servizi made in Mountain View .
Ma quella legata all’antitrust sul ranking non è l’unica grana che affligge la Grande G. Stando a quanto riportato dal quotidiano britannico The Guardian , i commissari europei per la protezione dei dati personali sarebbero pronti a bocciare le nuove policy semplificate, adottate a marzo da BigG per spremere oltre 60 documenti diversi in materia di trattamento delle informazioni dei suoi utenti .
Nessuna multa stratosferica per l’azienda a stelle e strisce, che di fatto rischia una sanzione di poche centinaia di migliaia di euro. Le autorità europee potrebbero però obbligare Google a tornare sui suoi passi, rivedendo le policy finite nel mirino degli attivisti e della francese Commission Nationale de l’Informatique et des Libertes (CNIL).
Mauro Vecchio