Critiche e polemiche si abbattono su Associated Press: l’agenzia di stampa ha già interrotto la propria conversazione con i blogger. Se AP sembra aver abbandonato l’obiettivo di sferrare una causa legale contro il gestore di Drudge Retort per aver attinto troppo liberamente alle proprie news, altrettanto archiviate sembrano essere le promesse dell’agenzia di instaurare un dialogo costruttivo con la rete.
Ad aggiornare una blogosfera in subbuglio è Rogers Cadenhead, oggetto dell’offensiva di AP: convocato dall’agenzia di stampa per intavolare una conversazione, è semplicemente stato informato delle operazioni da compiere per non incorrere in alcun rischio. Sollevato dal dissolversi della minaccia che gli si addensava sul capo, Cadenhead si è altresì dimostrato preoccupato per gli sviluppi in cui l’atteggiamento di AP potrebbe concretizzarsi.
Associated Press ha infatti promesso di rilasciare delle linee guida ad uso e consumo dei blogger: “Se dovessero ricalcare le linee guida che hanno condiviso con me – avverte con preoccupazione Cadenhead – ci stiamo preparando a una battaglia sul fair use sul modello di quella combattuta ai tempi di Napster”.
Il gestore di Drudge Retort, impossibilitato a condurre una conversazione a quattr’occhi con AP, lancia il dibattito in rete: “Penso che AP e le altre organizzazioni dovrebbero incoraggiare i blogger a linkare le loro storie nella maniera che ritengono opportuna piuttosto che sperare che i loro legali riescano a ricacciare nella bottiglia il genio delle social news”. Ma i presupposti offerti da AP sono tutt’altro che incoraggianti : Cadenhead traccia un paragone fra i colossi della sfera mediatica e i colossi che si ergono a difesa di autori ed etichette nel mondo della musica e paventa che “chiedere all’azienda di ammettere che esiste un modo di condividere liberamente l’informazione sia è come chiedere a RIAA di scegliere il proprio client di file sharing preferito”.
Il problema di AP, suggeriscono in molti, non è semplicemente quello di una visione del copyright estremamente stringente: l’agenzia di stampa starebbe arrancando nel web, sarebbe incapace di orchestrare un modello di business fruttuoso nel mondo digitale. Il fatto che AP tenga traccia dei contenuti con l’ausilio di sistemi come Attributor , il fatto che non sia in grado di valorizzare contemporaneamente il proprio sito e la disseminazione delle proprie news nei siti partner potrebbe condurre alla ribellione degli utenti e di coloro che si affidano all’agenzia.
AP, suggeriscono in molti, dovrebbe semplicemente dialogare realmente con la rete : per evitare che si diffondano copiaincolla troppo consistenti ma imperituri, l’agenzia di stampa dovrebbe istituire un solido punto di riferimento che le miriadi di blogger e siti informativi possano linkare senza che gli articoli si dissolvano in pagine non più disponibili . Ma oltre a consentire il dialogo mediato dai link, molti raccomandano ad AP di schiudersi al dialogo che si intrattiene online: solo in questo modo il colosso mediatico potrà assorbirne le dinamiche e metterle a frutto.
Gaia Bottà