Il CEO di AP Tom Curley ha parlato della possibilità di creare un intermediario per raccogliere i diritti di proprietà intellettuale relativi alle notizie.
Il problema che Associated Press si è posta per darsi questa risposta è sempre quello della remunerazione dei media digitali e la protezione dei loro contenuti : “Siamo rimasti a guardare mentre altri soggetti inventavano nuovi e creativi utilizzi delle nostre notizie, tagliando i nostri benefici”, ha sottolineato Curley.
AP già in passato aveva cercato di proporre una sorta DRM per tracciare e controllare la circolazione delle notizie , ed ora questa idea torna integrata da un sistema di raccolta dei diritti modellato su quello dell’industria musicale .
Evidentemente la sortita di AP ha ancora tutti i connotati della provocazione: basti pensare alle difficoltà che si incontrerebbero nel distinguere tra due diversi racconti di un fatto e nello stabilire come uno dei due abbia utilizzato iniquamente la proprietà intellettuale dell’altro, magari nel caso in cui il secondo sia un commento del primo o dei fatti in esso raccontati.
Tuttavia Curley è andato oltre, e ha parlato del modo in cui questo ipotetico intermediario, una sorta di SIAE delle notizie , avrebbe potuto raccogliere le royalty dovute: “licenziando i contenuti protetti da proprietà intellettuale a smartphone e tablet come iPad”.
E in queste operazioni, anche se per il momento confonde la licenza probabilmente da dare ad un’app e non ad un dispositivo, la stessa AP dovrebbe ricoprire un ruolo centrale.
Claudio Tamburrino