Non tutti i mercati sono uguali, la disponibilità di spesa degli utenti è fortemente differenziata, e presso le platee di utenti l’interesse è nutrito nei confronti di app destinate agli scopi più vari, dalle operazioni più minute all’esecuzione dei compiti più complessi: per questo motivo Google ha reso più flessibili le fasce di prezzo a cui le app per Android possono essere vendute sui Play Store nel mondo.
Gli sviluppatori, ha annunciato Google dopo un primo periodo di prova in India, potranno offrire le loro applicazioni in vendita su alcuni mercati a prezzi ancora più bassi rispetto a quelli fissati in precedenza: la modifica investe in particolare 17 paesi dell’Est europeo, del Sudamerica, del Sudest asiatico. Agli utenti di queste aree gli sviluppatori potranno proporre applicazioni a prezzi inferiori, più proporzionati alla disponibilità di spesa dell’utente medio, così da incoraggiare gli acquisti e lo sviluppo di applicazioni di potenziale successo.
Allo stesso modo, poiché gli sviluppatori e gli utenti possano approfittare di applicazioni che sfruttino appieno le potenzialità di dispositivi Android sempre più performanti, Google ha altresì alzato la soglia di prezzo a cui le app possono essere vendute: con l’ evolvere della cosiddetta app economy, gli sviluppatori sono alla ricerca di nuovi modelli per mettere a frutto il loro lavoro e l’aumento dei prezzi potrà consentire loro di spaziare fra funzioni sempre più sofisticate, raggiungendo nicchie di utenti disposte a investire anche cifre consistenti (ad esempio, per l’Italia il prezzo massimo sale a 350 euro).
Raggiungere pubblici più vasti con applicazioni vendute a prezzo minore, e creare nicchie di mercato per app vendute a caro prezzo, significa naturalmente per Google ritagliarsi la propria parte di incasso. Dove la Grande G non può nutrirsi della app economy, per ora, sono paesi come Cuba e Myanmar, ma soprattutto la Cina, vastissimo mercato potenziale a cui Mountain View sembra volersi riavvicinare , cedendo ad un compromesso con le leggi locali.
Gaia Bottà