Un messaggio ai tenutari dei marketplace dedicati alle app mobile, perché gli sviluppatori intendano: i garanti della privacy raccomandano trasparenza e tutela per i dati raccolti con le applicazioni, al fine di assicurare il rispetto dei diritti del cittadino che accorda loro fiducia, spesso con troppa leggerezza.
È con una lettera aperta che 26 garanti della privacy dei paesi di mezzo mondo, riuniti in Global Privacy Enforcement Network (GPEN), si sono rivolti a Apple, Google, Samsung, Microsoft, Nokia, BlackBerry e Amazon invitandoli alla responsabilizzazione: i gestori degli store, come già raccomandavano i garanti europei lo scorso anno, dovrebbero introdurre delle adeguate policy per obbligare gli sviluppatori a informare adeguatamente gli utenti riguardo ai dati raccolti dai loro servizi e riguardo alle modalità del rastrellamento e della gestione delle informazioni.
Questo dovere in materia di trasparenza già dovrebbe animare gli sviluppatori delle applicazioni, ma l’ indagine condotta nei mesi scorsi per sondare il mercato delle app ha fatto emergere gravi mancanze su questo fronte: su un campione di oltre 1200 applicazioni esaminate, molte delle applicazioni si sono rivelate assetate di dati che esulano dalle funzioni per cui sono state sviluppate e solo il 15 per cento è risultato essere accompagnato da un’informativa privacy chiara e facilmente reperibile prima dell’installazione.
Se da un lato i garanti non escludono sanzioni a carico degli sviluppatori che perpetrino degli abusi, dall’altro hanno ritenuto efficace tentare di coinvolgere i gestori dei marketplace e gli sviluppatori dei sistemi operativi su cui le app si vanno ad incardinare: “giocano un ruolo unico e fondamentale nel contesto dell’interazione degli utenti con le app”, spiegano i garanti nella lettera aperta, e “costituiscono lo snodo a partire dal quale gli utenti cercano nuove applicazioni, leggono recensioni e accedono a informazioni tecniche riguardo ad una specifica app prima di scaricarla”. La fiducia che i cittadini nutrono nei confronti di questi intermediari dovrebbe essere consolidata con ulteriori garanzie a favore degli utenti e dei dati che affidano alle applicazioni.
I gestori degli app store, questa la raccomandazione espressa dai garanti di GPEN, dovrebbero quindi obbligare gli sviluppatori di applicazioni che attingano a dati personali a fornire i dettagli pratici relativi alla gestione della privacy dell’utente prima dell’installazione, con un semplice link che punti all’informativa, possibilmente formulata in maniera comprensibile a tutti: solo in questo modo il cittadino potrà scegliere consapevolmente se usufruire del servizio.
“Le app ci semplificano la vita – ha spiegato Antonello Soro, Presidente dell’Autorità per la protezione dei dati personali – ma ad esse concediamo di accedere, troppo spesso inconsapevolmente, ad un numero sempre più ampio di dati personali anche molto importanti: non solo la rubrica telefonica o le foto, ma anche la posizione geografica, oppure, come nel caso delle app a carattere medico, dati sanitari”. Soro non risparmia un’ammonizione per i consumatori: “Il rischio è un monitoraggio digitale permanente al quale ci stiamo via via assuefacendo”.
Gaia Bottà