Sulla base di una serie di documenti ricevuti, la redazione di Motherboard descrive il comportamento di alcune applicazioni dedicate alla gestione delle caselle email che analizzando il contenuto dei messaggi scritti o ricevuti cedono poi informazioni a soggetti esterni per finalità legate a ricerca, marketing o advertising. Una dinamica potenzialmente in grado di mettere a rischio la privacy degli utenti se non comunicata in modo corretto e trasparente.
Le applicazioni per le email e la privacy
Tra i software citati figurano Edison Mail (nella Top 100 della categoria Produttività su App Store), Cleanfox (sviluppata da Foxintelligence) e Slice (Rakuten). Per la prima delle tre lo sviluppatore è intervenuto rispondendo al report e sottolineando di essere sempre stato trasparente a proposito delle modalità di trattamento dei dati. In particolare, precisa come Edison Trends sia uno strumento per la ricerca impiegato da importanti realtà che operano nel settore e-commerce, non responsabile di alcuna violazione poiché le informazioni cedute non sono in alcun modo riconducibili al singolo utente, ma rese anonime prima della condivisione.
In passato anche Google ha avuto a che fare con accuse di questo tipo legate a Gmail, affermando però come l’analisi dei messaggi avvenga in modo esclusivamente automatico e con il solo fine di migliorare la qualità del servizio offerto.
Le informazioni trasmesse da Edison Mail, Cleanfox e Slice alle terze parti riguardano tra le altre cose statistiche a proposito degli acquisti, il rapporto di fidelizzazione con i brand, la condivisione del portafogli e le preferenze espresse mentre si effettuano gli ordini.
Non è certo la prima volta che il tema tiene banco. Solo poche settimane fa è emerso qualcosa di molto simile per quanto riguarda le soluzioni antivirus proposte da Avast e la cessione dei dati da parte della sussidiaria Jumpshot (ora in fase di chiusura). Il vero problema, ancor più che l’utilizzo dei dati per rendere sostenibile la fornitura di un servizio gratuito, riguarda la scarsa trasparenza nei confronti degli utenti.