Se c’è qualcosa su cui l’app Immuni dovrà costruire il proprio successo e la propria efficacia, questo è la trasparenza. Meglio affrontare subito di petto quel che sta per accadere, quindi, perché le voci sottobanco non aiuteranno sicuramente l’app ad imporsi tra i cortiletti e i campanili del sistema Italia. La domanda e la risposta devono essere quindi chiare: c’è la famiglia Berlusconi dietro la proprietà della Bending Spoons, azienda sviluppatrice dell’app Immuni? Si, c’è la famiglia Berlusconi.
Berlusconi tra i soci della Bendin Spoons
Sebbene il nome “Bending Spoons” possa essere nuovo ai più, in realtà il gruppo è noto e solido, sviluppa app molto diffuse e ha basi sicuramente ben fondate. I fondatori sono Luca Querella, Francesco Patarnello, Luca Ferrari e Matteo Danieli, ma le cronache degli ultimi mesi avevano già messo in luce in modo esplicito quale fosse il quadro societario sotteso alla proprietà. Tre i nomi in modo particolare, le cui quote assommano complessivamente al 5,7% del capitale complessivo:
- H14
- NUO Capital
- StarTip
La H14 S.p.A., in particolare, è “an Italian family office headquartered in Milan” e si qualifica come la holding di Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi (figli di Silvio Berlusconi e Veronica Lario). La stessa H14 è proprietaria di una cospicua fetta del gruppo Fininvest (nesso che lega direttamente i figli di Silvio Berlusconi con i dividenti del gruppo) ed è altresì a capo di altri investimenti tra i quali figurano nomi del calibro di FlixBus.
Per contro StarTip è controllata al 100% dalla Tamburi Investment Partners S.p.A., è direttamente correlata a nomi quali Alkemy, Buzzoole, Digital Magics o Talent Garden, e vive quindi sotto lo stesso tetto di un portfolio investimenti che annovera Amplifon, Moncler, iGuzzini, Hugo Boss, Ferrari ed Eataly.
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L’analisi più completa del pacchetto azionario, insomma, conferma da una parte il coinvolgimento della famiglia Berlusconi, ma in parallelo ne diluisce fortemente il ruolo nella compagine e soprattutto affianca il nome dell’ex-Presidente del Consiglio con vari altri grandi nomi dell’imprenditoria italiana.
Si alla trasparenza, no ai complottismi
Probabilmente la presenza dei Berlusconi tra i proprietari della Bending Spoons non sarà esattamente un elemento facilitante per la diffusione dell’app (la cui forza trarrà linfa anche su molti aspetti fiduciari) perché è nota la forza polarizzatrice del Cavaliere sull’utenza italiana, tuttavia è importante far piazza pulita di ogni dubbio, rendere trasparente la compagine societaria alle spalle dell’azienda sviluppatrice dell’app e considerare soltanto gli elementi realmente interessanti in questa vicenda. Privacy e trasparenza devono essere i pilastri del progetto e su questo occorrerà focalizzare l’attenzione, la cui gratuità è soltanto un aspetto tanto gradevole quanto poco influente in ogni giudizio sullo stesso.
Un’app pensata per arginare un’emergenza nazionale, basata su strumenti elettronici, con una massiccia raccolta dati, incentrata sull’uso volontario e consapevole da parte della maggioranza della popolazione italiana: cosa potrebbe andare storto? La domanda se la pongono in molti ma, al netto di ogni verifica, è importante in questo momento andare oltre e focalizzare l’attenzione sull’app invece che sulle quote minoritarie della compagine sociale che ne svilupperà il codice.
Mettiamo da parte i complottismi, perché in questo momento non tornano sicuramente utili alla causa. Si pretenda invece massima trasparenza sull’app, sulle modalità operative, sulla gestione dei dati e sull’efficacia della stessa all’interno delle strategie per il rilancio del Paese.