Nelle prossime ore sarà un Consiglio dei Ministri a dare i natali all’app Immuni per il contact tracing in Italia. Il passaggio formale è ormai in scaletta e ricalca le tempistiche previste: entro poche ore l’app sarà realtà, entro il 4 maggio potrebbe essere disponibile al download ed “entro l’estate” la Protezione Civile auspica che possa essere adottata su larga scala per contribuire al contenimento del contagio.
Immuni, pronto il testo
Le bozze del provvedimento trapelate in queste ore confermano quanto già si sapeva: i dati dovranno essere “anonimi”, è esclusa la geolocalizzazione, il sistema andrà ad interagire con la piattaforma istituita dal Ministero della Salute e tutti i dati relativi al tracciamento saranno cancellati entro il 31 dicembre 2020. Che la data possa essere in seguito spostata o meno, non è chiaro, tuttavia appare come una deadline interessante per quella che il Governo prevede evidentemente che possa essere la fine dell’incubo per come lo si è imparato a conoscere in queste settimane di lockdown.
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La bozza prevede che l’utente abbia la possibilità di scegliere autonomamente se aderire o meno all’uso della piattaforma, condividendo quindi o meno i propri dati per essere avvertito sulle possibilità di contagio: “I dati raccolti attraverso l’applicazione non possono essere utilizzati per finalità diverse” (non c’è modo di utilizzarli per finalità legate ad advertising o profilazione, insomma), benché ne sia prevista “la possibilità di utilizzo in forma aggregata o comunque anonima, per soli fini statistici o di ricerca scientifica“. Lo scopo è chiaro, insomma: contribuire con i dati alle strategie anti-Covid. All’atto dell’installazione l’utente sarà debitamente informato su tutto quanto concerne il funzionamento dell’app, le opzioni a propria disposizione e la gestione dei dati personali.
Così come noto, ma così come necessario precisare: la soluzione italiana si baserà sulla piattaforma Apple-Google, sarà unica a livello nazionale ed è pensata per una piena interoperabilità a livello europeo. Le precisazioni mancanti sono tecniche: tanto dal ministero dell’innovazione, quanto dalla Protezione Civile, quanto ancora nella bozza trapelata, si spiega che i dati saranno conservati “anche” sugli smartphone: basta questa parola a creare nuova confusione circa il modello scelto.