C’è un sottile filo rosso che lega IT-Wallet, all’esordio tra poche ore, al Green Pass (ve lo ricordate, il Green Pass?). O forse no, non c’è, ma qualcuno sostiene il contrario. Il portafoglio digitale sarà disponibile a partire da domani all’interno dell’app IO, consentendo ai primi 50.000 italiani che riceveranno la funzionalità di caricare i loro documenti, così da averne una versione smaterializzata sempre a portata di mano, nello smartphone.
Dal Green Pass a IT-Wallet: c’è chi dice no
È sufficiente un salto sulle piattaforme social per scoprire come l’hashtag #itwallet accompagni una serie di post che invitano a non scaricare l’applicazione, citando l’ennesimo strumento di una dittatura digitale che ci vuole tutti controllati, assuefatti, soggiogati, una trappola tesa dall’élite globalista in cui non cadere.
Una doverosa premessa: l’esortazione a fare o a non fare qualcosa, in questo caso ad astenersi dal download di un’app collegata ai servizi pubblici, è legittima, purché poggi su una tesi fondata o quantomeno su timori giustificati.
Ai pericoli inerenti alla privacy e relativi all’iniziativa abbiamo dedicato un articolo nei mesi scorsi, affrontando questioni come i metodi di autenticazione impiegati, per spiegare come eventuali vulnerabilità siano da ricercare nell’infrastruttura di SPID e non nella natura o nella finalità d’uso della nuova funzionalità in arrivo.
Va poi ricordato che scaricare l’app IO non significa dover per forza di cose utilizzare IT-Wallet. L’attivazione della funzionalità, che troverà posto nella sezione Portafoglio, non è automatica. La disponibilità e l’attivazione sono cose ben diverse. Inoltre, il caricamento dei documenti dev’essere eseguito dal cittadino in autonomia.
La questione nigeriana
A sostegno di una messa al bando preventiva di IT-Wallet ci sono i riferimenti a una presunta decisione che avrebbe visto la Nigeria attuare il blocco delle SIM a chi non scarica il portafoglio digitale
. Un rischio che si troverebbe ora a correre anche l’Italia.
Come si legge in una dichiarazione ufficiale di NIMC (National Identity Management Commission) datata 5 settembre 2024, l’obbligo, per evitare la sospensione delle utenze mobile, riguarda il collegamento del numero di telefono al NIN (National Identification Number), così descritto sul sito istituzionale.
Il National Identification Number è un insieme di numeri assegnati a un individuo al momento dell’iscrizione, che consiste nella registrazione dei dati demografici e nell’acquisizione delle dieci impronte digitali, della foto del viso dalla testa alle spalle e delle firma digitale.
In altre parole, qualcosa di molto simile al nostro codice fiscale, univoco e identificativo del cittadino. La procedura richiama da vicino quella nostrana per l’emissione della carta di identità.
Ricordiamo che in Italia, per ottenere una SIM, è già necessario presentare i propri documenti, come si legge in un PDF di TIM relativo alle condizioni pre-contrattuali.
Il Cliente, per potere attivare la TIM Card, dovrà consentire a TIM la propria identificazione, fornendo una copia del documento d’identità e il codice fiscale per la corretta acquisizione della propria anagrafica.
Va da sé che, la nuova imposizione nigeriana, è semmai da considerare al pari di un adeguamento alle regole già in vigore da tempo in altri paesi, compreso il nostro.
Il blocco del bancomat
Un altro spauracchio è quello legato al presunto blocco del bancomat, a discrezione di chi controlla l’app IO e IT-Wallet.
A questo proposito, è sufficiente citare che il metodo di pagamento (per essere più precisi le transazioni su circuito PagoBANCOMAT) era già presente come opzione da associare all’applicazione e che, di recente, è stato rimosso dalla sezione pagamenti, come scritto in un articolo dedicato al rinnovo di quest’ultima.
Solo digitale, niente documenti cartacei
Non c’è alcun progetto finalizzato a rimpiazzare le versioni cartacee dei documenti con quelle digitali di IT-Wallet. Al tempo stesso, le controparti smaterializzate avranno valore legale e potranno essere esibite, ad esempio, alle forze dell’ordine durante i controlli o negli uffici della Pubblica Amministrazione per lo svolgimento delle pratiche burocratiche.