I leader di due importanti gruppi di sviluppo di app pirata si sono dichiarati colpevoli di violazione di copyright, avendo collaborato ed essendosi resi protagonisti della distribuzione di oltre 4 milioni di applicazioni Android protette dal diritto d’autore. Il valore complessivo del dolo è stato stimato in oltre 17 milioni di dollari, ovvero circa 15 milioni di euro. L’annuncio è stato dato con un comunicato congiunto da Leslie R. Caldwell, procuratore generale della divisione criminale del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, John A. Horn, procuratore del distretto settentrionale della Georgia e l’agente speciale in carica J. Britt Johnson, del Field Office del FBI di Atlanta.
Lo scorso 2 maggio, il ventiduenne Aaron Blake Buckley, di Moss Point in Mississippi, si è dichiarato colpevole di cospirazione e di violazione del copyright davanti al giudice distrettuale Timothy C. Batten Sr.del Distretto Nord della Georgia. Il 13 gennaio era toccato al ventinovenne Gary Edwin Sharp II, di Uxbridge in Massachusetts, proclamatosi colpevole di cospirazione per il reato di violazione del copyright. Entrambi gli imputati sono stati rinviati a giudizio il prossimo primo agosto.
I complici si sono identificati come membri del gruppo Applanet . Secondo quanto si legge nel comunicato, tra il mese di maggio del 2010 e agosto 2012 hanno “cospirato” per riprodurre e distribuire oltre di 4 milioni di copie di applicazioni Android protette da copyright attraverso Applanet , un marketplace alternativo, senza il permesso dei detentori dei diritti sulle stesse. Il 21 agosto 2012, l’FBI pose sotto sequestro gli asset digitali relativi.
Sharp si è anche dichiarato colpevole per il proprio ruolo nel reato di violazione del copyright come leader di un altro gruppo di pirateria digitale, SnappzMarket , ammettendo che insieme ad altri due membri si è reso responsabile della distribuzione di oltre 1 milione di copie pirata di applicazioni Android protette da copyright, per un valore complessivo al dettaglio di 1,7 milioni di dollari (circa 1,5 milioni di euro), attraverso il sito web del gruppo anch’esso sequestrato il 21 agosto 2012.
Thomas Zaffino