Google ha annunciato nuove restrizioni per le app che forniscono prestiti personali. A partire dal 31 maggio, gli sviluppatori non potranno più chiedere i permessi di accesso a contatti, foto e video. In alcuni paesi saranno in vigore requisiti aggiuntivi. Sono noti casi di app usate per attuare vere e proprie estorsioni, approfittando delle ristrettezze economiche delle persone.
Novità per i prestiti su Android
Sul Google Play Store sono disponibili numerose app che consentono di chiedere un prestito personale. L’azienda di Mountain View ha già imposto alcune limitazioni, come il divieto di rimborso entro 60 giorni (prestiti a breve termine) o un TAEG (tasso annuo effettivo globale) superiore al 36%.
L’ultimo aggiornamento di aprile introduce nuove restrizioni. Google scrive che le app per i prestiti personali non possono chiedere all’utente il permesso di accedere ai dati sensibili, ovvero contatti, foto, video, numero di telefono e posizione geografica.
Come hanno rilevato i ricercatori di Lookout e Zimperium, sul Google Play Store vengono spesso pubblicate app che raccolgono numerosi dati attraverso la richiesta di permessi invasivi. Le informazioni vengono quindi usate per ricatti, estorsioni e intimidazioni. In alcuni casi, ciò ha portato a tragiche conseguenze.
Le app per prestiti sono (purtroppo) molto popolari nei paesi in via di sviluppo. Per questo motivo devono essere rispettati requisiti aggiuntivi in India, Indonesia, Filippine, Nigeria, Kenya e Pakistan. Tutte le società che offrono prestiti devono avere una specifica licenza rilasciata dalle autorità locali. In Pakistan solo le istituzioni finanziarie possono pubblicare più di una app sul Play Store.