Microsoft e Apple hanno entrambe fatto ricorso ad esperti linguisti per rinforzare le rispettive tesi nella battaglia che le vede contrapposte per la possibilità o meno di registrare come marchio commerciale “app store”.
Il tutto è iniziato quando Apple ha chiesto all’Ufficio statunitense marchi e brevetti (USPTO) di vedersi riconoscere il diritto di esclusiva sull’utilizzo del termine composto “app store” . Pur ammettendo che singolarmente siano termini generici, dice Apple, il loro accostamento è legato esclusivamente allo store di applicazioni di Cupertino, deve essere scritto maiuscolo e non può essere utilizzato dagli avversari perché costituirebbe una forma di concorrenza sleale. Questo perché nelle menti dei consumatori App Store indica il negozio con le applicazioni destinate a iOS.
Contro la richiesta di registrazione ha agito in opposizione Microsoft, secondo cui “app store” non merita registrazione in quanto termine generico per identificare un rivenditori di applicazioni e servizi correlati. Con questa valenza – dice per esempio Redmond – lo ha usato anche lo stesso CEO di Apple Steve Jobs per riferirsi ai negozi di applicazioni di Amazon Verizon, e Vodafone, genericamente chiamati “app store per Android”.
La lotta si era poi fatta aspra quando Microsoft aveva chiesto di considerare inaccettabile la difesa di Apple in quanto scritta con un font “troppo piccolo” e più lunga del limite massimo consentito, mentre Cupertino aveva sottolineato che proprio Redmond aveva in passato rivendicato l’utilizzo del generico “Windows” (“finestre”).
Apple ha dimostrato di non voler lasciare nulla al caso e ha iniziato a combattere contro la volgarizzazione di App Store con la denuncia mossa contro Amazon e il suo Amazon Appstore e quella contro il negozio di app a luci rosse per Android di MiKandi.
Ora il caso si fa specifico con l’intervento di linguisti: entrambe le aziende hanno fatto ricorso ad esperti di parte per sostenere la propria tesi .
Apple, per prima, ha assunto Robert Lenoard, secondo cui “App Store” è riconosciuto nell’utilizzo comune come termine proprio del negozio di Apple e in quanto tale merita protezione. Microsoft ha risposto con Ronald Butters, secondo cui: “Il nome composto app store indica semplicemente un negozio nel quale sono offerte in vendita app , che non è altro che una definizione generica della cosa in sé”.
Butters riporta inoltre casi in cui il termine è stato utilizzato prima di Apple: cita una registrazione di una conferenza del febbraio 2007 in cui il CFO di Salesforce Steve Cakebread parlava di un prossimo “app store checkout”. Proprio Saleforce nel 2006, così come un’altra azienda, Sage Networks, nel 1998, aveva già tentato di registrare il marchio “app store”: questo fatto potrebbe, tuttavia, al contrario dimostrare che, pur utilizzandolo, entrambe le aziende non lo ritenessero generico.
Claudio Tamburrino