Roma – La storia è vecchia, in gioco ci sono molti dobloni in e importanti diritti dei consumatori: sono le gare d’appalto indette dagli enti pubblici per l’approvvigionamento di computer e altre risorse informatiche, gare nelle quali da sempre i brand più forti hanno spesso potuto approfittare di rapporti preferenziali con le amministrazioni, sempre piuttosto restie al cambiamento. Ma con i recenti tagli alla finanza pubblica, tutti i governi occidentali hanno dovuto intervenire drasticamente sulle voci di spesa. E qualche cambiamento inizia a notarsi.
AMD , forse perché sempre rimasta all’ombra di competitor più smaliziati, ha approfittato del momento per sostenere le cosiddette “specifiche neutrali”: queste impongono ai produttori che vogliono partecipare alle gare di appalto indette dagli enti pubblici a fornire dati tecnici basati su benchmark indipendenti.
Giappone, Francia e Stati Uniti, in linea con questa nuova modalità di approccio alla questione, si sono recentemente unite alla lunga lista di paesi che già fanno uso di strumenti d’analisi neutrali. Eliminando i marchi delle aziende dalla documentazione utilizzata dai consulenti informatici degli enti, i risultati sono stati positivi. La Comunità Europea, infatti, l’anno scorso ha registrato un risparmio medio del 30%: segno evidente che la concorrenza aperta e leale premia i consumatori, e in questo caso i fondi stessi per l’IT. Nel caso specifico, poi, le autorità della UE già l’anno scorso hanno indagato sul “favoritismo” di cui avrebbe goduto Intel, la rivale di AMD, in sede comunitaria.
“Le azioni dei governi giapponese, francese e statunitense sottolineano l’esistenza di una restrizione nelle gare d’appalto per il procurement IT degli enti pubblici e l’urgente necessità di correggere questi comportamenti a vantaggio dei contribuenti”, ha affermato Sue Snyder, vice presidente dell’International Policy & Relations ed Executive Legal Counsel di AMD. “Le pubbliche amministrazioni dovrebbero basare le loro decisioni di procurement ponendosi l’obiettivo di ottenere la miglior tecnologia disponibile al miglior prezzo possibile. Una maggior concorrenza favorisce l’innovazione calmierando i prezzi e fornendo agli enti pubblici un ventaglio più ricco di prodotti tra cui scegliere”.
La settimana scorsa il Comitato Consultivo interministeriale-governativo giapponese sul Procurement dei Sistemi IT ha pubblicato un memorandum per i ministeri che dovrebbe favorire la trasparenza e la correttezza degli appalti, garantendo competizioni paritetiche. Anche la Francia ha attuato la medesima strategia con i Ministeri dell’Economia, delle Finanze e dell’Industria, che insieme hanno invitato gli acquirenti pubblici di apparecchiature IT ad utilizzare nelle gare d’appalto specifiche tecniche senza marchio.
L’Office of Management and Budget statunitense, invece, ha pubblicato un memorandum rivolto a tutti i chief acquisition officer, chief information officer e senior procurement officer della Pubblica Amministrazione in cui veniva imposto il ricorso a benchmark e rilevamenti prestazionali obiettivi nelle specifiche contrattuali: l’invito era quello di aderire alle norme della Federal Acquisition Regulation (FAR) che limitano l’utilizzo dei marchi commerciali.
Negli appalti relativi ad acquisti IT in Germania, Italia, Svezia, Belgio e Russia vengono già utilizzati strumenti di benchmarking definiti “neutrali”. In molti sembrano dunque concordi nel sostenere che questa è la strada da percorrere, AMD in testa: il chipmaker di Sunnyvale ha già pubblicato, a tal proposito, alcune linee guida .
Dario D’Elia