Si è chiusa l’indagine italiana sulle tasse dovute da Apple: un atto che preclude all’apertura di un processo e alle richieste di rinvio a giudizio.
La procura di Milano aveva aperto nel 2013 un’inchiesta nei confronti di due manager di Apple Italia per investigare l’accusa di frode nella dichiarazione dei redditi mossa nei suoi confronti.
In particolare, alcuni dirigenti della succursale italiana di Cupertino avrebbero nascosto al fisco nostrano introiti tassabili (attraverso la presentazione di false scritture contabili dell’azienda), dal 2010 al 2011. Successivamente l’indagine si era estesa alle tasse versate fino al 2013, e le tasse dovute sono alla fine lievitate a 879 milioni di euro, frutto del mancato pagamento dell’Ires da parte di Apple Italia in questi ultimi cinque anni.
L’indagine sembra tuttavia puntare il dito contro i suoi dirigenti locali e non contro l’azienda della Mela morsicata , che proprio oggi ha ricevuto una valutazione da mille miliardi di dollari dagli analisti di Cantor Fitzgerald e visto il suo titolo in borsa salire a 127,35 dollari.
Infatti, per quanto non siano stati ancora divulgati gli atti dell’inchiesta, pare che i PM Antonio Scudieri e Carlo Nocerino, che hanno condotto le indagini insieme all’Agenzia delle Dogane, siano intenzionati ad indagare per omessa dichiarazione dei redditi (art. 5 legge 74/200 che prevede una condanna da uno a tre anni) due manager di Apple Italia, Enzo Biagini e Mauro Cardaio, ed uno dell’irlandese Apple Sales International, Michael Thomas O ‘ Sullivan.
L’atto penale di rinvio a giudizio dei tre manager, in ogni caso, non chiude il contenzioso di Apple, che d’altronde negli ultimi anni è rimasta in contatto con l’Agenzia delle Entrate per cercare di chiudere l’accertamento fiscale con un accordo , la stessa procedura che sarebbe in atto per il caso Google.
Per il momento un portavoce di Apple ha riferito: “Le autorità fiscali italiane hanno sottoposto a verifiche fiscali le attività italiane di Apple nel 2007, 2008 e 2009 e hanno confermato che eravamo in piena conformità con i requisiti di documentazione e di trasparenza OCSE. Queste nuove accuse contro i nostri dipendenti sono completamente prive di fondamento e siamo fiduciosi che questo procedimento arriverà alla stessa conclusione”.
Claudio Tamburrino