Apple cede un altro pezzo di sovranità sul proprio App Store. Dopo le concessioni dei giorni scorsi ai developer relative alla possibilità di gestire un contatto con i propri clienti al di fuori del marketplace, ora giunge un nuovo importante accordo che apre ulteriormente le porte di uno degli scrigni di ricchezza di Cupertino. Nella notte, infatti, il gruppo ha comunicato l’accordo siglato con la Japan Fair Trade Commission (JFTC) relativo ai pagamenti in-app, specificando come medesimo trattamento stabilito in Giappone sarà esteso a livello globale.
La concessione è relativa ai “reader”, ossia tutte quelle app che in qualche modo consentono su dispositivi Apple la fruizione di beni digitali (libri, musica, video, informazione). Apple continuerà a riservare a questi ultimi una sorta di vincolo sui sistemi di pagamento in-app, ma concederà la possibilità di inserire un link verso l’esterno affinché l’utente possa gestire esternamente il proprio account.
Si apre una breccia nell’App Store?
Un piccolo spiraglio da cui può derivarne una valanga: se l’utente ha la possibilità di uscire dal marketplace, aprire un account con relativo metodo di pagamento e quindi rientrare per la fruizione dei contenuti, allora di fatto Apple va a perdere il 30% di fee che attiene agli acquisti in-app e lascia questa fetta fondamentale agli sviluppatori interessati. Apple spiega di voler continuare a mettere al primo posto delle proprie priorità la sicurezza degli utenti, tenendo blindati i sistemi di pagamento in-app ed evitando che il marketplace possa diventare un luogo meno rassicurante, ma al tempo stesso esprime pieno rispetto per l’antitrust giapponese e conferma la propria collaborazione in merito.
La vittoria di Spotify? La sensazione è che sia così, benché a questo punto non è detto che il gruppo non intenda portare avanti oltre la battaglia per riuscire a far propria una vittoria più ampia e radicale. Alla luce di quanto annunciato da Apple, infatti, gruppi come Spotify e Netflix potranno gestire i propri abbonamenti portando l’utente fuori dal marketplace: si tratta comunque di una esperienza incompleta e complessa, basata sulla visibilità di un link e lasciando in prospettiva il manico del coltello nelle mani di Cupertino. L’iniziativa legale europea potrebbe quindi tentare di andare oltre e Spotify potrebbe chiedere un controllo ancor più radicale della situazione, contestando il fatto che in termini di concorrenzialità la situazione non andrebbe altrimenti a cambiare.
La Commissione Europea potrebbe dunque diventare un terreno di scontro estremamente teso tra le parti, perché si potrebbe giocare sul vecchio continente la partita che stabilirà quanto, come e se il piccolo spiraglio possa davvero diventare una valanga. Con l’accordo giapponese Apple dimostra di voler tenere sotto controllo la situazione, ma per poterlo fare deve giocoforza alleggerire la pressione antecedente sul rigido controllo dell’App Store; ora tocca all’UE e le parole di apprezzamento Apple nei confronti dell’antitrust giapponese suonano sinistre in tal senso nei confronti della controparte europea.