Quando Apple annunciò il passaggio ai processori Intel (sono passati ormai quasi due anni), la maggior parte degli utenti si aspettò che, da lì in avanti, gli aggiornamenti hardware sarebbero stati molto più frequenti: è noto infatti come le CPU di Intel vengano rinnovate a ritmi piuttosto serrati. Fatto salvo lo sprint iniziale, Apple ha però continuato per la solita strada, evitando di rincorrere ad ogni costo le ultima novità.
La casa della Mela ha fino ad oggi cercato di scegliere il momento giusto per adottare le nuove soluzioni, magari sfruttando la possibilità di utilizzare processori esclusivi, com’è accaduto il mese scorso con la presentazione del Mac Pro ad otto core , basato su due processori quad-core all’epoca non ancora disponibili agli altri produttori di computer.
Escludendo questo scontato aggiornamento del Mac Pro – alcuni utenti avevano già realizzato Mac Pro ad otto core utilizzando i processori quad-core normalmente in commercio – e il recentissimo upgrade del MacBook , non possiamo non notare come l’uscita di nuovi computer sia stata sostanzialmente ferma dallo scorso autunno fino a poche settimane fa: un periodo insolitamente lungo. Qualcuno potrebbe anche pensare che l’interesse di Apple verso il mondo dei personal computer stia calando per dare maggiore spazio ad altri settori (in particolare l’iPod e tutto ciò che gli gira intorno), tanto più che dall’inizio di quest’anno il nome della società non è più “Apple Computer”, ma semplicemente Apple.
A supportare questa tesi potremmo osservare come l’uscita di Leopard, prevista inizialmente entro giugno, sia slittata ad ottobre. Le motivazioni date da Apple per giustificare questo ritardo risiedono nella necessità di convogliare gran parte delle risorse interne per completare lo sviluppo hardware e software dell’iPhone, la cui data di lancio è prevista per giugno . Tra due prodotti in uscita nello stesso periodo si è voluto privilegiare l’iPhone, trascurando almeno in parte quella fetta di utenti Mac che stanno aspettando le nuove funzionalità che saranno introdotte nella prossima release di Mac OS X.
La decisione di Apple, per certi versi impopolare, appare comprensibile se andiamo ad esaminare l’impatto sul pubblico che avrebbe causato un ritardo nel lancio dell’iPhone: le stime di vendita fatte da società esterne prevedono che l’ormai prossimo cellulare-iPod andrà ben oltre le aspettative di Cupertino, provocando un impatto non indifferente nel mondo della telefonia mobile. La tecnologia multi-touch utilizzata per lo schermo dell’iPhone potrebbe inoltre essere utilizzata per molti altri dispositivi, tra cui una nuova versione di iPod con schermo wide o con doppio schermo .
Vista sotto questo aspetto, la teoria di chi vuole Apple sempre meno interessata al settore dei computer sembrerebbe più che fondata (qualcuno è arrivato anche ad ipotizzare che Apple potrebbe abbandonare la produzione dei Mac per vendere solo software e altri “gadget” tecnologici), ma se diamo un’occhiata ai risultati fiscali annunciati lo scorso 25 aprile scopriamo un’altra realtà. Al di là del continuo crescere degli utili, tendenza ormai consolidata da diversi anni che nel trimestre conclusosi a fine marzo ha fatto segnare un +88% rispetto all’anno precedente, i risultati più interessanti sono proprio quelli che riguardano gli incrementi delle vendite. Nonostante il lungo periodo di assenza di novità, la vendita di computer Macintosh è aumentata del 36% rispetto allo scorso anno, superando il milione e mezzo di unità; sembra quindi evidente che il rallentamento degli aggiornamenti è compatibile con le attuali richieste del mercato.
Queste notizie, unitamente alle buone previsioni per il trimestre in corso, hanno fatto segnare una decisa impennata del valore del titolo AAPL, che dai 94 dollari dei giorni precedenti agli annunci, è salito fino a sfiorare i 110 dollari. A dare ulteriore manforte a questa performance ha contribuito anche la chiusura positiva dell’inchiesta sulla retrodatazione delle stock option, che ha scagionato completamente Jobs e non ha procurato alcun addebito ad Apple.
Ma il maggiore impulso al valore del titolo arriva sicuramente delle aspettative per i prossimi mesi. Nel discorso di apertura della Worldwide Developers Conference 2007 , evento fissato per il prossimo 11 giugno), Jobs toglierà ogni velo a Leopard, svelando quelle funzioni sulle quali finora si è tenuto il massimo riserbo.
Sebbene lo scenario non sia il più indicato, la WWDC potrebbe anche segnare il lancio dell’iPhone, o perlomeno portare a conoscenza del grande pubblico qualche dettaglio in più rispetto a quanto mostrato nell’expo di inizio anno. Oltre a questo, nonostante il recente upgrade dei MacBook, ci sono molte altre macchine per le quali gli aggiornamenti non possono tardare all’infinito: iMac, e soprattutto Mac mini, necessitano di un buon upgrade, e per i portatili di fascia professionale potrebbero esserci altre novità.
Oltre all’adozione di nuovi processori, Apple ha dichiarato l’intenzione di utilizzare schermi a LED, più luminosi dei tradizionali LCD e meno avidi di energia, a tutto vantaggio della durata della batteria. Il prezzo maggiore di questi dispositivi ha portato ad ipotizzare che le prime macchine ad utilizzarli potrebbero essere dei nuovi modelli di MacBook Pro in versione ultraportatile da 13″, eredi dei vecchi PowerBook da 12″.
Detto questo, non possiamo negare che interessi per continuare ad innovare anche nel settore computer continuano ad esserci; probabilmente Apple si trova in una situazione particolare di mercato che le permette di rallentare la corsa agli aggiornamenti hardware, per concentrarsi su altri dispositivi che contribuiscono comunque ad aumentare la propria visibilità anche per quanto riguarda la vendita di Mac.
A conclusione di questa panoramica sullo stato attuale di Apple, e sul possibile scenario dell’immediato futuro, non possiamo dimenticare che in questo mese verranno ritrattati i contratti con le major. La speranza è che tutti seguano l’ esempio di EMI , dando la possibilità di acquistare musica anche senza DRM (a prezzo maggiorato nel caso dei singoli, invariato nel caso di album interi). Tutto questo attendendo che film e serie televisive siano messi in vendita sull’iTunes Store anche al fuori degli USA, annuncio anch’esso atteso nei prossimi mesi che potrebbe contribuire a consolidare il momento di buona salute di Apple.
Domenico Galimberti
(Per contattare l’autore scrivere alla redazione )
I precedenti scenari di D. Galimberti sono disponibili a questo indirizzo